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Ecco come investire se la volatilità aumenta

1 Ottobre 2014 09:30
financialounge -  Invesco Invesco Balanced Risk Allocation Fund strategia di investimento volatilità Wall Street
Giovedi 25 settembre a fronte di una perdita dell’1,62% dell’S&P500 e dell’1,94% del Nasdaq composite, che ha comportato un arretramento della capitalizzazione della Borsa americana di 320 miliardi di dollari, il VIX, il principale indicatore della volatilità del mercato azionario USA, è balzato del 18% attestandosi a quota 15,64.

Tuttavia, nessuno ha parlato di investitori presi dal panico. Infatti, nonostante un aumento così consistente del Chicago Board Options Exchange Volatility (VIX), il livello resta al di sotto della media degli ultimi tre anni e comunque ben distante dai quattro picchi degli ultimi 12 mesi, e cioè il 19,07 del 7 ottobre 2013, il 21,44 del 3 febbraio 2014, il 17,03% di aprile 2014 e il 16,95 del 31 luglio scorso. Negli ultimi due picchi, in aprile e agosto di quest’anno, Wall Street è arretrata di circa il 4 per cento, mentre il VIX ha raggiunto la soglia di quota 17 prima di ridimensionarsi subito dopo: in questi casi, le perdite nell’S&P 500 sono durate meno di due settimane.

Quando a febbraio il VIX ha raggiunto 21,44, il livello più alto degli ultimi 12 mesi, l'S&P500 ha sfiorato invece una correzione di sei punti percentuali. L'indice di volatilità (VIX), noto anche come un indicatore della paura del mercato perché si muove di solito in direzione opposta a quella dei prezzi delle azioni, negli ultimi tre anni ha oscillato intorno a una media di 16,7 punti, ma la scorsa settimana è comunque balzato all’insù del 29%.

Sebbene siano in molti a ritenere che non ci sia (almeno per ora) nulla di allarmante, diversi asset manager ricordano come, dagli attuali valori, il VIX abbia maggiori possibilità di rialzarsi che di scendere: di conseguenza, gli investitori più accorti dovrebbero allestire portafogli capaci di limitare i possibili impatti di un aumento della volatilità. In questo filone, un approccio di gestione che si è dimostrato particolarmente efficace è il cosiddetto risk parity. L’idea di base di questo innovativo approccio gestionale consiste nel ponderare ogni asset class, e cioè azioni, obbligazioni e materie prime, in modo tale che ciascuna di esse apporti al portafoglio una percentuale di rischio paritaria (risk parity), ottimizzando la composizione degli attivi nelle diverse fasi del ciclo economico.

Un approccio adottato con successo per esempio dall’Invesco Balanced-Risk Allocation (IBRA) Fund che si differenzia dai tradizionali portafogli bilanciati, in cui il rischio azionario è tipicamente dominante: le percentuali di rischio, distribuite equamente tra le classi di attivo, rappresentano la variabile indipendente per definire l’allocazione di portafoglio. Questa metodologia consente di attenuare il pericolo che l’eventuale sottoperformance di una specifica asset class comprometta l’andamento della performance complessiva.

Ma c’è di più. L’IBRA fund ha implementato, in aggiunta al risk parity classico, la gestione dinamica dei drawdown (cioè l’ampiezza delle perdite del fondo) che contribuisce alla riduzione dell'esposizione complessiva al mercato, aumentando il livello di liquidità o riducendo la leva finanziaria. Per questi suoi tratti distintivi e per la capacità di sfruttare la volatilità per un’allocazione dinamica del portafoglio, l’IBRA fund si candida come strumento core nei portafogli della clientela favorendo la gestione nei diversi contesti di mercato: recessione, crescita non inflazionistica e crescita inflazionistica.
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