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Asset Backed Securities

ABS, pro e contro della strategia della BCE

11 Settembre 2014 09:40
financialounge -  Asset Backed Securities BCE cartolarizzazione Europa Fondi obbligazionari Laura Tardino Mario Draghi
Tra le misure varate dalla BCE per rilanciare l’economia della zona euro figura il programma di acquisto degli ABS (Asset Backed Securities), gli strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione.

Si tratta, in pratica, di obbligazioni garantite dalle attività dell’emittente che li impacchetta in un unico strumento finanziario che poi viene regolarmente quotato in Borsa con un prezzo e scambi giornalieri: l’aspetto importante è che il rimborso del capitale nominale alla scadenza è legato al fatto che i prestiti sottostanti e garantiti nell’ABS siano poi effettivamente rimborsati dalle imprese e dai creditori alle banche emittenti. Molti risparmiatori si saranno domandati il perché di questa scelta da parte della Banca Centrale Europea dal momento che proprio gli ABS sono stati la causa principale dello scoppio della bolla dei mutui subprime USA e, a cascata, del fallimento della banca d’affari Lehman Brothers che ha scatenato la crisi finanziaria ancora in corso.

È bene a questo proposito fare chiarezza.
Mario Draghi ha specificato che, sebbene i dettagli operativi saranno spiegati nel meeting della BCE in programma il prossimo 2 ottobre, l’acquisto di ABS riguarderà soltanto i titoli semplici e trasparenti: ovvero non saranno presi in considerazioni le emissioni con sottostanti non facilmente verificabili (e quindi i titoli che dovrebbero offrire le più ampie garanzie di rimborso alla scadenza) e quelle strutturate. L’obiettivo dell’Eurotower è quello di garantire un volano alle anemiche economie della zona euro mettendo a disposizione delle PMI (soprattutto dei paesi periferici) uno strumento per potersi finanziare e allentare la restrizione del credito bancario.
Gli ABS sono strumenti interessanti per il buon profilo rischio/rendimento che garantiscono anche per gli investitori a reddito fisso, soprattutto attraverso la sottoscrizione di fondi specializzati in questi strumenti e nel credito.

“Il presidente Draghi, che già lo scorso giugno aveva preannunciato la possibilità che l'istituto intraprendesse la via di un Credit-Easing (acquisto di titoli di credito invece che titoli governativi come accaduto negli Stati Uniti, in Inghilterra ed in Giappone), ha inoltre precisato che si tratterà di titoli semplici e trasparenti, quelli delle società che durante questi mesi si sono sforzate di uniformare le comunicazioni ed i prospetti dei loro titoli in un'ottica pan-europea in modo tale da rendere più agevole l'attività sul mercato. Della manovra sono noti al momento pochi dettagli e tra questi manca la precisazione dell'ammontare sul quale maggiori informazioni verranno rese note il prossimo 2 di ottobre. Lo stesso Mario Draghi ha dichiarato che per il momento è difficile dire quale sarà l'impatto sul bilancio dell'istituto” dichiara Laura Tardino, Strategist di BNP Paribas Investment Partners.

Dato che il volume complessivo di ABS e obbligazioni garantite della zona euro è, secondo l'istituto Breughel di Basilea, di circa 1500 miliardi e che molto probabilmente la BCE acquisterà in due anni solo il 30% di questi titoli per ragioni di rating e non solo, è ipotizzabile che il ritmo di acquisti mensili sarà nell'ordine di 20 miliardi di euro ovvero quasi nulla in confronto a quanto fatto da FED e BOE.

“C'è il rischio dunque che la trasmissione della politica monetaria, il vero tallone d'Achille europeo, continui a non funzionare e che la liquidità creata da questi acquisti non sia sufficiente a rilanciare la crescita e l'inflazione. In questo caso la BCE potrebbe allora allargare gli acquisti a strumenti meno trasparenti e meno semplici e, qualora questo non bastasse ancora, Mario Draghi si è già detto pronto a passare dal credit al quantitative easing (cioè l’acquisto anche di titoli governativi). Per il momento le promesse della BCE sono servite a tenere a bada i mercati: speriamo che l'avvio quasi congiunto di tutte le mosse (a settembre il nuovo TLTRO, ad ottobre il credit easing ed il nuovo taglio dei tassi) inizi a mostrare nei prossimi mesi i primi segnali incoraggianti avvalendosi dell'aiuto di un euro più debole" puntualizza Laura Tardino.

Peraltro, a fronte dei diversi aspetti positivi, l’ampliamento del mercato degli ABS potrebbe comportare anche impatti negativi.
In primis, le banche della zona euro non hanno un grosso interesse a cartolarizzare i crediti “buoni” (cioè quelli con ottime garanzie di restituzione da parte delle imprese) ma piuttosto di porli in garanzia per fare richiesta di finanziamento presso la BCE: in questo modo possono attingere denaro a “costo zero” dalla banca centrale e incassare interessi dei crediti in garanzia e il capitale alla scadenza.

In secondo luogo, esiste sempre il rischio che ci possa essere un vero e proprio boom di emissioni ABS e tra queste anche emissioni “cattive” (con minori garanzie di restituzione del capitale alla scadenza) o, addirittura, “tossiche” (ad elevato rischio di fallimento dell’emittente): non va infatti dimenticato che molte delle emissioni ABS dei mutui subprime USA vantavano un rating a doppia o a tripla A (cioè il merito di credito massimo sul mercato) fino a qualche giorno prima del fallimento dell’istituto che li aveva emessi.
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