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Lusso, riflettori di Borsa sempre accesi sul settore

8 Settembre 2014 14:20
financialounge -  borsa Credit Suisse Equity Fund (Lux) Global Prestige lusso mercati emergenti settore tecnologico Stefano Andreani USA
Se due settimane fa a riaccendere l’attenzione sul settore del lusso erano stati sia alcuni dati trimestrali molto positivi (come quelli di Brunello Cucinelli), e sia la conferma della raccomandazione di acquisto su specifici titoli del settore (come il giudizio outperform, performance attesa di Borsa superiore alla media di mercato, attribuito dagli analisti azionari di Credit Suisse al titolo Salvatore Ferragamo), la scorsa settimana i protagonisti sono stati Luxottica, LVHM, Kering e Safilo.

Il titolo Luxottica è stato messo alla prova del mercato dopo l’improvvisa sostituzione dell’Amministratore delegato Andrea Guerra, alla guida del gruppo di Agordo per oltre 10 anni: la perdita complessiva del titolo in Borsa si è attesta al 5% circa dalle prime indiscrezioni sulla vicenda.

Di ben altra natura, invece, la notizia riguardante la chiusura del lungo contenzioso (durato quattro anni) tra il colosso LVMH ed Hermes. I due gruppi francesi del lusso hanno siglato un accordo in base al quale le azioni di Hermes detenute da LVMH vengano distribuite agli azionisti di quest’ultima come una sorta di dividendo straordinario: il giorno dell’accordo, in Borsa, il titolo LVMH ha guadagnato quasi il tre per cento mentre Hermes ha lasciato sul parterre oltre tre punti percentuali perché diminuisce l’interesse speculativo che ha sostenuto il titolo.

Infine, e torniamo in Italia, ha fatto parlare di se Safilo. Il gruppo di Pieve di Cadore, tra i maggiori produttori al mondo di occhiali da sole e vista e leader mondiale nel settore dell'occhialeria di alta gamma, ha negoziato con Kering l’anticipo di due anni, al dicembre 2016, della conclusione del contratto di licenza di uno dei suoi marchi più prestigiosi, Gucci: il titolo Safilo, in soli due giorni di contrattazione ha perso circa 250 milioni di euro di capitalizzazione di Borsa.

Le grandi manovre in Borsa del settore lusso avvengono in un periodo che segue una forte correzione dei prezzi avvenuta durante il primo semestre di quest’anno e che ha portato a perdere tra il 17% e il 30% alcuni dei principali titoli del settore lusso made in Italy: da Tod’s (-27,2%) a Ferragamo (-17,4%), da Brunello Cucinelli (-25,8%) a Moncler (-22,1%).

“In questo momento abbiamo una visione più neutrale sul settore, in miglioramento rispetto alla visione negativa che abbiamo mantenuto nel corso di quest’anno” fa presente Stefano Andreani, responsabile delle gestioni azionarie per Credit Suisse in Italia che poi spiega perché, nonostante nel complesso le società del settore presentino una redditività molto elevata, una crescita storica nettamente superiore al mercato e bilanci molto solidi, non sia particolarmente ottimista sul settore: “Innanzi tutto le valutazioni tengono conto degli elementi positivi che abbiamo appena descritto, il settore storicamente tratta infatti a premio rispetto al resto del mercato, ed esistono ora una serie di elementi che rendono meno chiaro il potenziale di apprezzamento da questi livelli. I risultati pubblicati nel corso di quest’anno sono stati inferiori rispetto alle attese, in particolare per una crescita dei fatturati in rallentamento. Dal punto di vista geografico si sta sperimentando un rallentamento della crescita dei consumi cinesi, in particolare all’interno dei confini domestici e nelle città più sviluppate, la domanda europea fatica a riprendersi, il Giappone ha mostrato molta volatilità, soprattutto a causa dell’innalzamento dell’IVA ad Aprile, ma al di là di questo effetto one-off sembra meno solido del previsto”.

Sul versante invece delle note positive, Stefano Andreani indica i consumi di beni di lusso negli Stati Uniti che sta sorprendendo positivamente. In tutti i casi, diventa inoltre sempre più complesso prevedere i trend di crescita delle diverse aree geografiche, dato l’impatto sempre più importante sui consumi derivante della domanda legata ai flussi turistici. Esiste poi un tema di saturazione sempre più evidente non solo nei paesi sviluppati, ma anche in quelli emergenti, Cina compresa.

Anche il livello di competizione sta aumentando, si in termini di penetrazione geografica che di posizionamento dei prodotti, che rendono sempre più difficile e costosa la differenziazione dell’offerta da parte delle singole società. Inoltre molti brand statunitensi cosiddetti affordable stanno riscontrando un crescente successo, erodendo quindi quote di mercato ai player tradizionali, non solo nei paesi emergenti, ma anche in Europa, aumentando ulteriormente il livello di competizione.

Anche i canali distributivi si stanno evolvendo, e pur avendo ancora dimensioni relativamente contenute, il canale on-line si sta sviluppando molto velocemente, impattando sui tradizionali meccanismi di distribuzione. “Il settore sta quindi affrontando una nuova fase del ciclo industriale, dove la crescita diventa sempre più difficile da ottenere e da prevedere rispetto al passato e gli investimenti per innovazione e le spese per pubblicità rimangono elevati, a causa della necessità di mantenere l’unicità del brand e di conseguenza i margini sono sotto pressione” sottolinea Stefano Andreani.

Tutto ciò rende sempre più importante per gli investitori che le società affrontino questi cambiamenti in modo proattivo, sia nella gestione industriale del business che nelle scelte di allocazione del capitale. La capacità di generare cassa ed il buon utilizzo della stessa acquisiscono un peso sempre crescente nelle scelte degli investitori, che apprezzano sempre di più dividendi e buy-back (riacquisto di azioni proprie). All’interno di questo contesto si può ragionevolmente pensare ad un’accelerazione del trend di consolidamento del settore, con la necessità quindi di considerare eventuali operazioni ed i diversi ruoli di prede o acquirenti da parte delle società nelle scelte d’investimento.

“Storicamente il settore lusso presenta il grado più elevato di correlazione interna tra l’andamento dei vari titoli del comparto, ma alla luce delle precedenti considerazioni è ragionevole aspettarsi che ciò sia destinato a cambiare. Pertanto d’ora in poi diventa sempre più importante un approccio selettivo che miri ad individuare le società che da un lato presentano i migliori fondamentali e dall’altro che si dimostrano più abili nell’affrontare e nel gestire questa profonda fase di cambiamento per il settore” puntualizza Stefano Andreani che ritiene indispensabile un approccio attivo e professionale per chi desidera investire nel settore, tipicamente riscontrabile nei fondi comuni d’investimento specializzati come, per esempio, il comparto Credit Suisse Equity Fund (Lux) Global Prestige B.

“Nel breve, per i prossimi mesi, dopo la fase di sottoperformance ci attendiamo una stabilizzazione, in particolare grazie all’andamento del cambio, ora in netta inversione rispetto alla prima parte dell’anno. Il settore del lusso avendo una forte presenza di titoli europei ed una grande esposizione all’export è uno tra i comparti più influenzati dall’andamento dell’euro. Le valutazioni sono più interessanti rispetto a qualche mese fa, il premio rispetto al mercato si sta infatti riducendo ed è ora nella parte bassa del range storico, tuttavia non pensiamo possa tornare verso la parte alta, alla luce di quanto discusso sopra. Per quanto riguarda le società italiane nel complesso non riteniamo ci sia grande valore a questi prezzi, considerando il premio ancora significativo a cui trattano. In modo selettivo ci stiamo però riavvicinando al settore, puntando su titoli con elevata qualità, che hanno pubblicato risultati incoraggianti e che pensiamo siano in gradi di rispettare le attese degli investitori, ancora nel complesso piuttosto ottimistiche, sui risultati dei prossimi trimestri” conclude Stefano Andreani.
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