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Regioni, così vogliono azzerare i derivati in portafoglio

11 Agosto 2014 12:16
financialounge -  debito pubblico derivati enti locali
Abruzzo, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte e Puglia. Sono queste le otto Regioni italiane che avrebbero presentato al Ministero dell’Economia domanda formale per essere autorizzate a rimborsare i prestiti obbligazionari in circolazione e i relativi contratti derivati accessori. Si stima che il controvalore complessivo dell’operazione potrebbe raggiungere i 17 miliardi di euro.

Lo schema è il seguente: le Regioni ottengono un finanziamento di pari importo al loro debito da estinguere dallo Stato che, in parallelo, emetterà nuovi BTP di pari controvalore. La condizione imprescindibile però è che il saldo, dal punto di vista del debito pubblico, sia pari a zero. In altre parole, l’operazione da parte di ogni singola Regione va in porto soltanto se quanto ottenuto dallo Stato copre tutti i debiti (in titoli e in derivati) da estinguere. E qui entrano in gioco vantaggi ma anche enormi ostacoli tecnici.

Le Regioni hanno tutto l’interesse ad azzerare i debiti in circolazione perché potrebbero finanziarsi a tassi più vantaggiosi e, soprattutto, eliminare una volta per tutto la Spada di Damocle dei derivati. Da un lato, infatti, i debiti regionali pagano attualmente interessi molto superiori a quelli a cui potrebbero finanziarsi con lo Stato: il tasso del BTP trentennale è sotto al 4% mentre gli interessi di molti titoli regionali sono anche pari al doppio di tale percentuale.
La struttura sottostante del debito, inoltre, è spesso complessa perché collegata a contratti derivati (stipulati con banche estere specializzate in bond strutturati) che nei prossimi anni potrebbero procurare cospicue minusvalenze al conto economico delle Regioni. Tuttavia, affinchè, l’operazione possa attuarsi è necessario, come detto, che i bond quotino al di sotto della pari.

Il caso del Piemonte è uno di questi. La Regione guidata da Sergio Chiamparino, ha in circolazione titoli di debito per complessivi 1,8 miliardi di euro. Secondo alcune stime, i derivati accessori presentano attualmente un saldo negativo per 450 milioni mentre il valore di mercato dei bond è al di sotto di 60: riacquistando i titoli in circolazione per 1,08 miliardi (il 60% di 1,8 miliardi) e aggiungendo i 450 milioni di perdite sui relativi derivati si raggiungerebbe 1,53 miliardi, cifra inferiore agli 1,8 miliardi di euro che lo stato potrebbe finanziare.

In altri casi, in particolare per la Lombardia, il prezzo dei bond in circolazione è al di sopra della pari rendendo difficile se non impossibile praticare l’operazione a meno che (ipotesi improbabile) sia possibile contabilizzare ingenti plusvalenze sui derivati sottostanti.

Infine, ma non per ultimo, c’è da segnalare che i bond regionali quotati sotto la pari sono spesso custoditi dalle banche che li hanno in bilancio fino alla scadenza: perché mai una banca dovrebbe dismettere un titolo che oggi quota 60 sapendo che a scadenza avrà i 100 di nominale?
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