Asia

La regia della Fed per un dollaro debole

16 Luglio 2014 10:00

financialounge -  Asia dollaro Federal Reserve Fondi obbligazionari Maurizio Novelli USA
o già avuto modo di commentare nell’articolo “Fed: gli acquisti di bond sospesi entro ottobre” la pubblicazione dei verbali dell’incontro della Federal Reserve nell’ultima riunione che hanno rivelato che in ottobre cesseranno gli acquisti mensili dei titoli obbligazionari in dollari a medio lungo termine sul mercato secondario per un controvalore di 35 miliardi al mese. Ma c’è un aspetto che merita un ulteriore approfondimento: cosa succederà al dollaro?

“La Fed sta virando verso una certa normalizzazione. Dopo anni nel corso dei quali la banca centrale Usa si è preoccupata di assicurare la massima liquidità al sistema finanziario per evitare che si bloccasse, prima, e ripartisse, poi, adesso è giunta alla conclusione che questa lunga parentesi di politica monetaria straordinaria si debba concludere in quanto non più indispensabile vista la stabilizzazione del sistema finanziario” sottolinea Maurizio Novelli, Global Strategist di Zest AM che poi aggiunge: “Tuttavia, nonostante questa decisione fosse tanto attesa dal mercato, appena lo si è visto certificato nero su bianco la scorsa settimana, non si è avuto alcun effetto sul dollaro”.
Come mai?

A ben guardare, secondo Maurizio Novelli, il dollaro è una valuta che si può definire long term sell (cioè caratterizzato da aspettative di ribasso a lungo termine). Proprio in questi giorni è stato ufficializzato il varo della New Development bank dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) con compiti di finanziamento e investimenti infrastrutturali: un organismo dotato inizialmente di un capitale pari a 100 miliardi di dollari ma differenziato in diverse valute e, quindi, non soltanto nella divisa americana. Questo significa che nel medio lungo termine è prevedibile un minore importante flusso di acquisti dall’Asia in dollari USA che porterà a un indebolimento strutturale del biglietto verde.

“D’altra parte la Fed non ha nessuna intenzione a rafforzare il dollaro. Non ha mostrato nessuna contrarietà all’istituzione della New Development bank dei Brics e, soprattutto, ha già fatto sapere che in America c’è bisogno di un po’ di inflazione e che anche con prezzi al consumo al 2% non ha intenzione di aumentare i tassi di interesse” conclude Maurizio Novelli.

Come dire che se nel breve, come è successo ieri con il fixing con l’euro sceso sotto 1,36, il dollaro USA potrà anche vivere momenti di gloria ma saranno comunque piuttosto effimeri poiché il biglietto verde è destinato ad avere ben pochi supporti per una rivalutazione a medio lungo termine.

Trending