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Gli impatti dell’AQR della BCE sul settore bancario europeo

14 Luglio 2014 14:10
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“In qualità di investitori nei titoli delle banche europee, abbiamo intenzione di muoverci con molta cautela. Istituti di credito potenzialmente target di acquisizioni vedranno i propri titoli probabilmente oggetto di pressioni considerevoli, qualora l’analisi degli asset da parte della BCE rivelasse ammanchi negli accantonamenti o nell’adeguatezza dei capitali. Inoltre, molte banche, specialmente nella periferia dell’Eurozona, hanno bisogno di ribilanciare i propri finanziamenti e di ampliare le strutture di capitale e si affidano eccessivamente ai ricavi legati al carry trade. Nessun gestore sarà ricompensato per il pagamento di un premio a profitti non sostenibili” tiene a precisare Justin Bisseker, Pan-European Banks Analyst di Schroders commentando gli impatti del processo di Asset Quality Review (AQR) e gli stress test sui bilanci delle banche, da parte della BCE, i cui risultati sono attesi a ottobre.

Gli istituti di credito hanno già inviato i dati alla BCE, ma al momento non è ancora chiaro quanto sarà dura la linea che prenderà l’Eurotower. Secondo Justin Bisseker, il processo di AQR sarà condotto in maniera credibile perché, semplicemente, questa è l’unica alternativa possibile. Per l’analista di Schroders, la BCE ha infatti solo una possibilità per farlo nella maniera giusta, prima di diventare l’autorità di regolamentazione bancaria dell’Eurozona, e sbagliare approccio sarebbe profondamente imbarazzante.

“In tale contesto, alcuni osservatori iniziano a chiedersi se l’AQR e gli stress test possano preannunciare una fase di consolidamento nel settore bancario europeo. Ciò potrebbe verificarsi sia nel caso in cui le banche fallissero e non riuscissero a trovare nuovi fonti di capitale su base indipendente, sia qualora il processo fosse visto come una semplice “due diligence gratuita” da parte del Regolatore. In poche parole, più rigido sarà il processo, maggiore sarà il numero di fallimenti e la probabilità di vedere banche più deboli inglobate da rivali più solide” sottolinea Justin Bisseker.

Ovviamente, alcuni mercati, in particolare Germania e Italia, continuano ad avere dei sistemi bancari che sposano un basso livello di redditività con un alto livello di frammentazione. Altri mercati, come quello spagnolo, presentano elevati volumi di asset problematici che potrebbero richiedere maggiori accantonamenti, potenzialmente difficili da reperire su base indipendente, soprattutto se la prudenza della gestione fosse messa in discussione.

“Inoltre, è evidente che la BCE è a favore di una più stretta integrazione tra i mercati bancari della zona euro. Infatti, è questo uno dei driver chiave dell’Unione Bancaria. Una migliorata fungibilità del capitale e della liquidità nell'Eurozona potrebbe stimolare operazioni di fusione e acquisizione (M&A). Tuttavia, anche se queste ipotesi potrebbero realizzarsi, la realtà è che i deal tra le banche quotate saranno probabilmente pochi” conclude Justin Bisseker.
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