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Il business delle armi

26 Marzo 2014 15:45
financialounge -  armamenti esportazioni italia spending review
In questi giorni da guerra fredda a cui stiamo assistendo, dove le due storiche super potenze si sfidano a colpi di sanzioni commerciali, un mercato resiste sulle barricate della crisi: quello delle armi.

Che questo sia un secolo di pace (armata) è ormai un dato di fatto, basti osservare la corsa agli armamenti negli ultimi anni pubblicata nel rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), dove si legge che il volume degli scambi di armi pesanti nel periodo 2009/2013 è stato in media il 14% più elevato di quello registrato nel 2004/2008; il flusso di armi è aumentato verso l’Africa, le Americhe, l’Asia e l’Oceania, mentre c’è stata una leggera decrescita verso l’Europa. Mentre la situazione in Medio Oriente rimane tendenzialmente stabile.

Tra i paesi esportatori di armi il primo posto è detenuto dagli Stati Uniti, con il 29% della quota di mercato. Al secondo posto troviamo la sua storica nemica, la Russia, che detiene il 27% del mercato delle armi. Dalla lettura dell’analisi emerge che gli USA vendono armamenti soprattutto in direzione dell’Australia, Corea del Sud, Emirati Arabi e una novantina di nazioni. I principali mercati di riferimenti per i russi invece sono Cina, India ed Algeria. Al terzo posto fra i principali esportatori di armi troviamo la Germania, con il 7% del mercato e la Cina, con appena il 6%. Su quest’ultima c’è da registrate un balzo in avanti dell’export negli ultimi cinque anni del +212%, soprattutto in direzioni di paesi quali Pakistan, Bangladesh, Myanmar e Turchia, L’Italia è in nona posizione con appena il 3% del mercato globale. I principali sbocchi del nostro export sono l’India, gli Emirati Arabi, gli Stati Uniti e la Siria.
Un’osservazione a parte va fatta per quei paesi che più di altri si stanno armando. Fra i maggiori importatori di armi pesanti sono l’India (con il 14% del mercato), la Cina ed il Pakistan (con entrambe il 5%).

Ed è proprio di questi giorni la notizia del progetto, ancora in fase di definizione, che la scure della spending review potrebbe abbattersi anche con tagli al Ministero della Difesa. Il premier Renzi si mantiene sul vago, ma le indiscrezioni sui risparmi nel settore militare cominciano ad uscire. I primi ad essere tagliati fuori sembrerebbero esser i tanto contestati cacciabombardieri F35, per i quali il Governo ha intenzione di dimezzare l’eredità lasciata dai governi precedenti: non più quindi 12 miliardi di euro da spendere, ma solamente 6 nell’arco di 12 anni.
Sempre più plausibile anche la vendita della portaerei Garibaldi, storico fiore all’occhiello della Marina Militare italiana. Non solo, sarebbero allo studio anche la vendita di diversi elicotteri, caserme e tagli del personale: il Governo punterebbe a risparmiare oltre 1 miliardo all’anno per i prossimi 15 anni.
Quindi va bene la corsa agli armamenti, ma sempre con un occhio sul portafoglio, soprattutto quando è quello dei contribuenti.
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