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Cannabis Index

L’oro verde

25 Febbraio 2014 15:20
financialounge -  Cannabis Index Colorado marijuana USA
Joaquìn Archivaldo Guzmàn Loera è un nome che a molti non dirà nulla, eppure “El Chapo”, ossia “Il tarchiato”, era il leader del Cartello di Sinaloa, probabilmente il più importante gruppo criminale messicano, l’unico che è riuscito a spostare l’asse del narcotraffico dalla Colombia al Messico. Era perché è stato arrestato un paio di giorni fa, proprio nel suo Messico.

Ma dal Messico alla Colombia, dall’Afghanistan agli Stati Uniti, il business delle droghe è particolarmente redditizio, tanto che la nuova industria della cannabis si prepara a portare nelle casse del Colorado qualcosa come 184 milioni di dollari in tasse, per un giro d’affari che potrebbe raggiungere la considerevole cifra di 610 milioni di dollari, che salirebbero ad un miliardo se consideriamo oltre all’uso “ludico” anche quello medico. Ed a seguire lo stato del Colorado ci stanno pensando anche altri: Arizona, Alaska e Oregon, sempre più decisi ad aprire al business della marijuana per aumentare gli introiti. D’altronde quello della cannabis è un business gigantesco e la possibilità di facili guadagni per le casse statali è uno dei temi portanti dei sostenitori di questa idea. Lo stato di Washington ha votato si alla vendita della pianta già dal prossimo Giugno e si cominciano a fare i primi conti, con stime che sfiorano i 190 milioni di dollari, fondi che serviranno a finanziare diversi programmi, compresi quelli sull’abuso di sostanze stupefacenti.

Secondo il rapporto di ArcView Group le prospettive di crescita di questo particolare mercato sono enormi, tanto da sfiorare valori del 64%. "Sempre più persone capiscono che la marijuana sarà legale e che sarà il prossimo grande settore dell'industria americana, e dunque aumentano le scommesse", ha commentato Troy Dayton, amministratore delegato di ArcView.

Numeri che hanno portato alla creazione del Cannabis Index, fondo che investe in titoli ad alto contenuto di cannabis e che ha registrato una crescita del 256% da inizio anno. Ma i rischi sono dietro l’angolo: a comporre il paniere ci sono titoli che vanno dalla coltivazione alla ricerca, dalle biomasse agli usi più o meno alternativi ed i più scettici mettono l’accento su quello che potrebbe essere una nuova bolla finanziaria, dal momento che si tratta di prodotti “over the counter”, ovvero non regolamentati e non soggetti ad obblighi e comunicazioni della SEC, l’equivalente americano della Consob. E a rafforzare questa tesi c’è il caso emblematico della Hpc Pos System, che dopo aver messo a segno un salto del +500% oggi il suo valore si ferma a soli 4 cent. È evidente quindi il rischio che si tratti di azioni puramente speculative, con “up & down” enormi. Una particolare attenzione dovrebbe essere posta anche sui CEO e sui vari manager di queste società, spesso con precedenti legali dovuti alla vendita illegale della cannabis.

Mentre Wall Street cerca di capire se il business della marijuana sia solo una bolla o ci sia anche qualcosa di solido e reale all’interno i dipartimenti americani di Giustizia e del Tesoro hanno confermato che gli istituti di credito non violeranno nessuna legge federale su riciclaggio o terrorismo ne offriranno i loro servizi a soggetti attivi nel mercato della cannabis legalizzata. Le guidance fornite fino ad oggi però non sono servite a rassicurare i grandi istituti finanziari, che restano piuttosto diffidenti sul tema ed hanno espresso la volontà che il Congresso cambi le leggi federali, dal momento che la canapa resta tuttora illegale sul piano federale in 20 Stati americani, nonostante ne sia stato autorizzato l’uso.
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