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Limitare al meglio la vulnerabilità del portafoglio

12 Febbraio 2014 11:40
financialounge -  asset class Fondi bilanciati Invesco Balanced Risk Allocation Fund materie prime risk parity Scott Wolle volatilità
Un automobilista attento non si sognerebbe mai di non allacciare la cintura di sicurezza perché nell'anno precedente non è stato coinvolto in nessun incidente stradale. È questo l’esempio efficace utilizzato da Scott Wolle, Gestore di Invesco Balanced-Risk Allocation Fund e Responsabile del team Invesco Global Asset Allocation per spiegare perché i risultati del fondo nel 2013 non devono preoccupare più di tanto i sottoscrittori.

Infatti, in ottica di lungo periodo, ovvero l’orizzonte temporale consigliato per i sottoscrittori di questo fondo, qualsiasi periodo transitorio in cui si registra in contemporanea una flessione di due asset class (nel 2013, obbligazionario e materie prime) su tre non può che rappresentare una fase difficile. L’obiettivo del fondo è infatti quello di concentrare l'attenzione sulla vulnerabilità del portafoglio ad alcuni dei possibili scenari futuri.

“Invesco Balanced-Risk Allocation Fund adotta il modello "Risk Parity" che cerca di bilanciare il rischio del portafoglio tra azioni, obbligazioni e materie prime. In questo modo, il comparto mira a registrare performance in qualsiasi contesto economico in quanto l'eventuale contributo negativo di una singola asset class alla performance complessiva del comparto risulterà limitato” ricorda Scott Wolle.

Questo tipo di strategia si contrappone in maniera netta allo stereotipo del portafoglio bilanciato composto per il 60% da azioni e per l'altro 40% da obbligazioni, in cui il 90% della volatilità deriva dalle oscillazioni del mercato azionario. Una strategia che di fatto si rivela di scarsissima utilità nei momenti di difficoltà. Il 2013 è stato un anno particolarmente positivo per coloro che hanno investito in portafogli tradizionali visti i buoni rendimenti offerti in generale dai mercati. I titoli azionari hanno guadagnato terreno, in molti casi oltre il 20%, mentre titoli di Stato e materie prime hanno in generale ceduto il passo.

“Attraverso l’utilizzo della strategia Risk Parity e alla conseguente diversificazione, il comparto ha tratto vantaggio solo in parte dal rally dei titoli azionari. Il contributo alla performance fornito da obbligazioni e materie prime è risultato negativo nel 2013 dal momento che queste asset class ottengono in genere buoni risultati in contesti inflazionistici e in recessione e non in un contesto di crescita non inflazionistica come quello che ha dominato il 2013” spiega Scott Wolle che poi si pone una domanda provocatoria: alla luce di questi risultati gli investitori dovrebbero quindi abbandonare la diversificazione offerta da IBRA?

“Assolutamente no! Sarebbe come consigliare a un automobilista di non allacciare la cintura di sicurezza perché nell'anno precedente non è stato coinvolto in nessun incidente stradale. A nostro parere le tre asset class in cui investe il comparto (azioni, obbligazioni e materie prime) forniscono all'investitore la diversificazione necessaria per affrontare eventuali eventi negativi. Anche se il comparto dovrebbe offrire un rendimento positivo nel lungo periodo e nella maggior parte degli anni, può capitare un'annata negativa. Dato che nessuno di noi ha la sfera di cristallo per prevedere cosa capiterà, la diversificazione non deve essere mai trascurata” puntualizza Scott Wolle.

D'altro canto gli investitori sono anche rassicurati dai rendimenti positivi che offrono nel lungo periodo azioni, obbligazioni e materie prime. Invesco Balanced-Risk Allocation Fund ha comunque chiuso il 2013 con un rendimento assoluto positivo, trainato soprattutto dalla solidità dei titoli azionari, dagli spostamenti tattici verso i sei mercati azionari sviluppati e da tempestive variazioni effettuate nel corso dell'anno nella ponderazione dei titoli obbligazionari.

Come prevedibile, in un contesto di solidità dei titoli azionari, l'esposizione strategica al reddito fisso ha penalizzato la performance complessiva. Nel 2013 le materie prime hanno riconfermato il trend ribassista, in quanto il rafforzamento del dollaro e l'indebolimento dei dati relativi all'attività manifatturiera della Cina hanno provocato il crollo dei prezzi di metalli preziosi e industriali. L'aumento della volatilità si è rivelato problematico per i modelli tattici che hanno sofferto di una leggera diminuzione dei rendimenti. Dal momento che normalmente i portafogli bilanciati più tradizionali non includono le materie prime, i risultati negativi ottenuti nel 2013 hanno favorito il divario, in termini di performance relativa, tra tale tipologia di portafoglio e il comparto IBRA.

“Anche se alla luce dei rendimenti ottenuti nel 2013 le materie prime potrebbero apparire poco allettanti agli occhi degli investitori, a nostro parere esse continuano a rappresentare un elemento importante all'interno di un'allocazione strategica vista la loro capacità di diversificazione e copertura nei periodi di inflazione” fa presente Scott Wolle.

Qualsiasi periodo transitorio in cui si registra in contemporanea una flessione di due asset class su tre non può che rappresentare una fase difficile. Ma il peggio è accaduto lo scorso giugno quando si è verificato un fatto piuttosto eccezionale in quanto tutte e tre le asset class sono scese all'unisono. A conferma dell'eccezionalità di questo episodio, si segnala che dal 1973 lo stesso fenomeno si è verificato in meno del 6% delle osservazioni mensili, vale a dire in 29 mesi su 489. E solo in due casi le perdite subite da azioni e materie prime sono risultate almeno pari al 5% e i rendimenti dei decennali USA sono cresciuti di almeno 25 pb (nello specifico nel novembre 1993 e nel gennaio 2009).

Anche se nel breve periodo questa tipologia di anomalie può risultare estremamente problematica anche per le strategie improntate su un'estrema diversificazione, un processo sistematico basato sul controllo del rischio ha maggiori probabilità di riuscita se si mantengono gli obiettivi di lungo periodo.

“Le reazioni eccessive non portano in genere nulla di buono. A dispetto delle difficoltà incontrate nel breve periodo, riteniamo che i nostri risultati siano in linea con il contesto di mercato e con l‘obiettivo di fornire una strategia di mitigazione del rischio, piuttosto che una strategia di eliminazione del rischio. Nel momento in cui gli investitori confrontano la performance di breve periodo con quella di indici rappresentativi del mercato azionario puro (S&P 500) o anche di tradizionali portafogli bilanciati (60% equity / 40% bond), la performance ottenuta potrebbe apparire deludente. Tuttavia noi incoraggiamo a valutare il quadro generale e gli obiettivi di lungo periodo.

Il nostro obiettivo resta sempre lo stesso: costruire un'allocazione strategica adeguatamente bilanciata e correggerla tatticamente per fornire nel corso del tempo agli investitori rendimenti allettanti e ponderati per il rischio. Detto ciò, restiamo convinti che con il progredire del ciclo economico IBRA mostrerà tutti i vantaggi di un portafoglio core che adotta una strategia prudente” conclude Scott Wolle.
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