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Extra Virgin Suicide - Il NYT attacca il Made in Italy

29 Gennaio 2014 11:00
financialounge -  italia Made In Italy NYT olio
In un’infografica dal titolo “Extra Virgin Suicide” il New York Times lancia un durissimo attacco all'olio extravergine italiano, accusandolo di essere adulterato e mischiato ad altri oli meno nobili. Il titolo, che ricorda il famoso film di Sofia Coppola, racconta di un sistema complesso di import/export, con importanti collusioni con le realtà locali e dell’impossibilità da parte delle forze dell’ordine di effettuare seri test per smascherare la realtà.

Secondo il famoso quotidiano, gran parte dell'olio italiano in realtà non sarebbe coltivato e prodotto sul nostro suolo, ma verrebbe importato da paesi quali Spagna, Marocco e Tunisia. Basterebbe questo per far gridare allo scandalo, ma il quotidiano americano va avanti sostenendo che dopo essere stato importato, l’olio verrebbe trattato con altri olii meno nobili ed adulterato con altre sostanze che ne modificherebbero il colore ed addirittura il sapore. Dopo la manomissione l’olio così ottenuto verrebbe etichettato come “Made in Italy” ed esportato in tutto il mondo.Secondo il New York Times quasi il 70% dell’olio che sbarca negli Stati Uniti sarebbe quindi adulterato. L’autore nella sua indagine continua sostenendo che i controlli da parte delle forze dell’ordine sarebbero del tutto inutili, in quanto i controlli possono essere tranquillamente falsificati e i corpi speciali dei carabinieri non sarebbero adeguatamente addestrati (i controlli si effettuerebbero usando il semplice olfatto). Il giornale sostiene che periodicamente gli agenti farebbero dei blitz e dei controlli periodici nell’illusione di riuscire a disciplinare il settore, ma i produttori, grazie a collusioni politico-mafiose, riuscirebbero a far tacere tutto.

L’autore aggiunge inoltre che il calo del prezzo dell’olio d’oliva sarebbe proprio imputabile a queste pratiche illegali e che quindi gli stessi produttori starebbero in realtà commettendo un suicidio economico, da qui il titolo del documento.

Intanto sono arrivate le prime reazioni. Le dure critiche lanciate dal quotidiano americano verranno discusse oggi alla Camera dei deputati. Intanto Massimo Gargano, presidente di Unaprol, ha dichiarato all’Ansa che ancora una volta il Made in Italy è sotto attacco; Gargano continua rispedendo al mittente l’accusa e sostenendo che l’olio contraffatto in discussione è quello spacciato come italiano proprio negli States, un problema che colpisce molte altre eccellenze italiane, pasta e pizza comprese.

I controlli in Italia sono serissimi, ecco perché chi ha intenzione di lavorare nell’illegalità si trasferisce all’estero, dove i controlli sono più blandi. Il presidente del consorzio dell’olio aggiunge che negli ultimi tre anni sono stati formati 300 nuovi assaggiatori tra Carabinieri dei NAS, NAC, Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Stato, con il preciso compito di controllare la qualità dei nostri prodotti e combattere le frodi alimentari.

La Coldiretti è ancora più dura e racconta che “le truffe dell’extravergine in Italia diventano fumetti sul New York Times dove si deridono gli inganni del falso Made in Italy che stanno provocando il “suicidio” del prodotto simbolo della dieta mediterranea”. La stessa Coldiretti ha avuto un ruolo da protagonista nell’approvare la cosiddetta “legge salva olio” nel Febbario 2013, che attraverso misure di repressione e contrasto alle frodi, valorizza il vero Made In Italy. Anche se aggiunge poi che la legge non è ancora del tutto operativa, permettendo così a sacche di illegalità di operare tranquillamente, come denunciato dal New York Times.

Proprio in questi giorni si sta discutendo della legge comunitaria: per trasformare questa crisi in opportunità, il Parlamento dovrebbe cogliere la palla al balzo per accelerare sulla discussione in corso e rendere pienamente operativa la norma già approvata, riscattando così una credibilità minata a livello internazionale e salvaguardare quella che non solo è un’eccellenza culturale, ma anche economica, dal momento che l’Italia è il secondo produttore mondiale di olio, dietro solo alla Spagna, con un fatturato di settore stimato intorni ai 2 miliardi di euro.
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