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Internazionalizzazione: la via di fuga delle PMI

23 Dicembre 2013 09:15
financialounge -  consumi crescita economica esportazioni internazionalizzazione italia PMI
Lo scenario non è affatto roseo per le piccole e medie imprese italiane. Nel 2013, infatti, è cresciuto del 6% il numero dei fallimenti, i consumi delle famiglie italiane sono diminuiti dell’1,7%, gli investimenti interni sono caduti del 3,5%, e il credito alle imprese è arretrato di un altro 5% rispetto al già difficile 2012.

Ma nonostante tutto questo, le PMI italiane sono più competitive rispetto a 5 anni fa e dovrebbero riuscire a chiudere quest’anno con una generazione di ricchezza complessiva pari al 15% del pil nazionale e al 16% dell’esportazioni. È proprio l’internazionalizzazione l’arma usata dalle PMI italiane per superare la crisi: facendo di necessità virtù, hanno aumentato l’autofinanziamento riducendo l’esposizione verso il sistema bancario ed hanno puntato forte sulla competitività per conquistare nuove quote di mercato all’estero: il 90% delle piccole imprese italiane vende oltre confine e il fatturato estero supera la metà del loro giro d’affari annuo.

Ma il dato più incoraggiante è che, in base a una recente indagine promossa da Mediobanca e Unioncamere, 4 imprenditori su 10 credono nella ripresa economica e circa un terzo è convinto che il fatturato possa aumentare. A proposito di ricavi, però, permangono forti divergenze tra le aspettative sul mercato interno e su quello estero: per il 49,9% degli imprenditori le esportazioni dovrebbero crescere mentre prevale la massima cautela per quanto riguarda la domanda nel nostro paese.

Un ottimismo che poggia anche sulle solide basi degli investimenti che si sono concentrati soprattutto sulle attrezzature e i sistemi informatici, sui macchinari e sui software e i servizi hi tech. E questo nonostante resti esorbitante il carico fiscale complessivo, pari al 44,6%, cioè 11 punti percentuali in più rispetto alla media (33,6%) che grava invece sui grandi gruppi.
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