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La Croazia entra nella UE

3 Luglio 2013 08:00
financialounge -  croazia disoccupazione finanza investimenti Unione europea
Da lunedi scorso 1 luglio, l’Unione Europea ha il suo 28esimo paese aderente: la Croazia.

Un paese che dopo la lacerante guerra dei Balcani ha indirizzato il proprio appeal nel turismo, nella nautica da diporto esentasse, nel tessile e nell’agroalimentare. Ma che ora, con la propria entrata ufficiale alla corte della UE dovrà necessariamente modificare il proprio status per attirare nuovi capitali esteri e per pianificare sapientemente la dote della UE, pari a 13,7 miliardi di euro per il periodo 2014-2020.

Ma dove sono stati allocati gli investimenti provenienti dall’estero negli ultimi anni?
Nel periodo che va dal 1993 al 2012, il settore finanziario ha assorbito il 34% del 26,75 miliardi che gli investitori stranieri hanno impiegato in Croazia; un 10% ha fatto capo al commercio all’ingrosso, un 7% sia al settore immobiliare che a quello delle telecomunicazioni, un 6% al settore petrolifero, un 5% alla chimica e un 5% al commercio al dettaglio: il restante 27% è invece frazionato negli altri diversi settori.

Per quanto riguarda invece la provenienza dei capitali esteri, al primo posto spicca l’Austria, (25%), seguita dall’Olanda (15%), dalla Germania (12%), dall’Ungheria (9%), dal Lussemburgo (6%), dall’Italia (5%), dalla Francia (5%) e della Slovenia (4%).

Il Governo di Zagabria, anche per combattere l’elevata disoccupazione (nel primo trimestre di quest’anno si attestava al 15,8% della popolazione attiva), ha in progetto una legge tesa a incoraggiare gli investimenti ritenuti strategici per il paese nei settori tessile e agroalimentare: le risorse Ue, invece, dovrebbero essere finalizzate principalmente a finanziare progetti in infrastrutture, nelle energie rinnovabili e nel turismo.
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