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Fiscal cliff sempre più ago della bilancia

20 Novembre 2012 20:00
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Lo scorso 6 novembre, Barack Obama è stato rieletto presidente degli Stati Uniti e ciascuno dei due principali partiti si è confermato a capo di una delle camere del Congresso degli Stati Uniti d'America.

Abbiamo chiesto a Ken Taubes, Responsabile degli investimenti USA di Pioneer Investments quali potrebbero essere le implicazioni politiche ed economiche del voto e le possibili reazioni dei mercati finanziari.

Qual è la sorpresa principale del risultato delle elezioni?

“Credo che la sorpresa più grande sia che i repubblicani non hanno conquistato ulteriori seggi al Senato, anzi ne hanno persi alcuni, anche se nel complesso gli equilibri di potere sono più o meno inalterati. Il segnale che hanno dato gli elettori è che si vuole un compromesso sui temi chiave, piuttosto che qualche forma di estremismo”.

Come giudica la reazione dei mercati azionari ai risultati del voto?

“Penso che la reazione negativa abbia diverse motivazioni. Per cominciare, alcuni settori potrebbero sembrare penalizzati dalla attuale amministrazione, come ad esempio le imprese del settore energetico. Inoltre, le banche e le società finanziarie continueranno ad essere assoggettate a un difficile contesto normativo mentre un'amministrazione repubblicana avrebbe potuto essere meno rigorosa. Più in generale, vi è la percezione di un costante stallo politico dovuto anche al ritardo nella gestione del fiscal cliff. Forse una significativa discesa dei mercati potrebbe richiamare l'attenzione dei politici e spronarli a raggiungere un compromesso prima possibile”.

Qual è invece il messaggio del mercato obbligazionario?

“La curva dei rendimenti dei titoli di stato USA sta dando segnali contrastanti, mentre non si è visto un marcato allargamento degli spread del credito e i mercati emergenti hanno tenuto bene. Quindi, nonostante il mercato azionario sia in calo, non credo che ci sarà una fuga generalizzata dagli strumenti di rischio verso quelli considerati “più sicuri”. Il calo dei rendimenti obbligazionari può suggerire che, se i politici non risolveranno il fiscal cliff, la crescita potrebbe peggiorare a discapito del PIL.
Inoltre, va considerata anche la politica della Fed: c'era una certa speculazione sul fatto che se Romney avesse vinto le elezioni, avrebbe nominato un presidente meno accomodante, che avrebbe segnato la fine del quantitative easing, che allo stato attuale è destinato a proseguire”.

Quali potrebbero essere ora le scelte della Fed?

“Finché ci sarà molta incertezza sulla risoluzione del fiscal cliff, nonché su altre leggi chiave come l'assistenza sanitaria e le riforme del settore finanziario, la Fed manterrà una politica espansiva per le potenziali minacce per l'economia, che non sta recuperando abbastanza. La Fed oggi sta basando le sue valutazioni sul fatto che un calo del tasso di disoccupazione possa essere il segnale di un'economia più forte. In passato, tutte le volte in cui la Fed si è concentrata solo su questo aspetto, i mercati hanno ritenuto che le scelte sui tassi siano state fatte troppo tardi, perché il tasso di disoccupazione tende a offrire informazioni con un certo ritardo, ovvero che cali solo quando l'economia ha già iniziato a recuperare. Lo stesso potrebbe succedere di nuovo".

Il fiscal cliff rappresenta una minaccia reale per l'economia?

“Se non viene risolta la questione del fiscal cliff, ci sarà un temporaneo rallentamento. Ma non credo che ci si potrà esimere dall'affrontare questo tema. Nonostante le preoccupazioni delle imprese per il fiscal cliff e il risultato delle elezioni, l'economia sta ancora migliorando, anche se la crescita del PIL non sarà a valori del 4-5% come lo era in passato. Tuttavia, i consumi stanno tenendo bene e le stime per il quarto trimestre sono accettabili. La crescita del PIL dovrebbe aggirarsi tra il 2 e il 2,5% anno su anno. Inoltre, l'amministrazione potrebbe rinviare l'applicazione di aliquote fiscali più elevate se si raggiungesse un accordo. Solo se non si troverà nessuna soluzione nel giro di pochi mesi l'economia sarà seriamente danneggiata. Sul fronte della spesa pubblica, anche i potenziali tagli alla difesa potrebbero essere rimandati”.
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