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Piccole e medie imprese europee con una marcia in più

23 Luglio 2012 00:00
financialounge -  Europa gestore mercati azionari mid cap small cap
L’indice Dow Jones Stoxx è uno dei più utilizzati per misurare l’andamento delle Borse del Vecchio continente. Questo paniere azionario include ben 600 titoli dei principali listini europei: da Londra a Stoccolma, da Oslo a Zurigo, da Francoforte a Milano, da Parigi a Madrid ecc.

Si tratta dei 600 titoli più importanti per capitalizzazione, scambi di Borsa e settore in cui operano e sono selezionati all’interno di un universo di circa 2000 titoli. Non include però le azioni delle piccole e medie imprese europee che, nel loro insieme, sono altre 3.000 realtà quotate. Proprio queste ultime società sono, al tempo stesso, per l’investitore le più interessanti.

Le small e mid cap, infatti, evidenzino rendimenti potenziali molto più interessanti rispetto alla media di mercato e alle large cap. Negli ultimi tre anni, per esempio, mentre i 701 fondi azionari Europa hanno registrato un rendimento medio del 23,49%, i 115 fondi azionari Europa small e mid cap hanno messo a segno una performance media del 37,6%. Il rovescio della medaglia è che le piccole e medie imprese europee quotate in Borsa sono anche le più complicate da conoscere se non altro perché meno seguite ed esaminate dalle società di analisi di mercato.

Molto spesso, infatti, le aziende con una capitalizzazione compresa tra i 500 milioni e i 2.000 miliardi di euro sono analizzate da analisti che si contano sulle dita di una mano mentre molte, soprattutto tra quelle più recenti sbarcate sul mercato, non sono affatto seguite se non dalla banca d’affari o il fondo di private equity che ne ha curato la quotazione in Borsa.

Questa scarsità di informazioni consente ai gestori di fondi specializzati sulle piccole e media aziende di poter selezionare accuratamente una rosa di decine di titoli con ottime potenzialità e che spesso sono anche sottovalutati dal mercato.

Aziende il cui business non è stato ancora ben compreso, oppure che hanno saputo ristrutturarsi dopo la crisi del 2009 e ripartire più solide di prima, o che magari hanno incrementato l’esposizione sui mercati esteri più dinamici, oppure che hanno un ottimo management o, semplicemente, che possono entrare nel mirino di operazioni di fusioni e acquisizioni.
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