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Ben Bernanke

Ancora un’opportunità nell’equity ma con driver diversi

18 Ottobre 2013 15:39
financialounge -  Ben Bernanke dividendi Donatella Principe Europa Federal Reserve Schroders USA
Il 2013 è stato finora un anno decisamente positivo per l’investimento in azioni, che ha retto bene anche alla minaccia del tapering della Fed. Se la transizione dalla prima alla seconda parte dell’anno è stata segnata dal passaggio di testimone nel guidare la salita dal duo America-Giappone ai periferici europei, insieme ai Paesi Emergenti, da qui in avanti potrebbero emergere altre importanti novità.

“La più rilevante di queste riguarda la forza a sostegno dei mercati azionari. Fino a oggi il trend al rialzo delle azioni è stato quasi interamente guidato dal re-rating: su base globale, una crescita quest’anno dell’equity del 14,5% è spiegata con un incremento del 12,6% del rapporto prezzo-utili e solo del 2% degli utili per azione. Lunghi periodi di re-rating non sono inusuali nei mercati finanziari e la fase attuale può essere facilmente ascritta alla riduzione dei rischi di coda che si è registrata nell’ultimo anno, in particolare con l’impegno della BCE sull’Euro e il permanere della Bernanke-put” ha dichiarato Donatella Principe, Responsabile Institutional Business di Schroders Italia.

Esiste, però, un limite a quanto i mercati azionari possono salire aumentando i prezzi per un determinato flusso di utili.
“Per fortuna le valutazioni del mercato azionario non appaiono eccessive e, sebbene non si possa affermare che borse come quella Usa siano a sconto, non di meno nella maggior parte dei casi sono almeno a fair value. In particolare il fatto che i p/e (rapporto prezzo / utili) non siano elevati rispetto alle medie storiche a 40 anni, conferma che lo stesso re-rating potrebbe avere ancora un po’ di fiato. La stessa conclusione può essere tratta confrontando il premio per il rischio azionario, dato dalla comparazione tra yield dei bond e dei corrispettivi utili delle aziende” fa notare Donatella Principe.

Tra l’altro una delle conseguenze di questa situazione è che le società hanno una maggiore propensione all’emissione di debito che all’espansione della base titoli di capitale, dove anzi in trend è stato opposto e ha favorito i corsi azionari. Esso si è anche accompagnato ad altre attività favorevoli agli azionisti, come una crescita dei dividendi che ha sorpassato quella dei profitti. Sul fronte degli utili, inoltre, se in America con l’11,5% di crescita quest’anno il loro livello si pone già al di sopra del picco del 2008, in Europa i risultati aziendali stanno guadagnando momentum, con il raggiungimento dello stesso obiettivo atteso in un paio d’anni.

“Su questa prospettiva è possibile iniziare a valutare un progressivo spostamento d’interesse, e di peso del portafoglio, dall’azionario americano a quello europeo; una decisione sostenuta anche dal miglioramento macroeconomico in atto nel Vecchio Continente e dalle ricadute positive di lungo periodo su economia e sentiment del “whatever it takes” della BCE” conclude Donatella Principe.

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