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Mercati supportati da emergenti più tonici

Mercati e economie proseguono il viaggio del 2019 nel segno del rallentamento, ma anche di fondamentali solidi. Gli emergenti si stanno gettando alle spalle le turbolenze del 2018. E le banche centrali assecondano.

28 Gennaio 2019 11:42
financialounge -

Un anno fa il mese di febbraio è stato quello del brusco risveglio dopo la festa, che era culminata con i record toccati dai principali indici, a cominciare da quelli di Wall Street, a fine gennaio. Gli investitori globali si interrogano sulla probabilità di una replica. L’argomento tecnico principale è che i minimi di dicembre hanno bisogno di essere ritestati per verificare se possono essere lasciati alle spalle. Sul piano dei fondamentali invece, chi non crede che il buon andamento di gennaio possa proseguire cita il rallentamento delle economie globali e della crescita degli utili societari. Sicuramente le economie del pianeta non viaggiano a passo sincronizzato. Agli estremi ci sono un’America che continua a crescere vicina al 3% e un’Europa che potrebbe rischiare di scivolare in recessione. In mezzo c’è una Cina in rallentamento ma anche la schiera degli emergenti in buona tenuta, su un percorso di risalita dopo le turbolenze della primavera-estate del 2018.

POWELL, DRAGHI, MA ANCHE TUTTI GLI ALTRI


Il principale argomento di chi vede un bicchiere mezzo pieno e la possibile prosecuzione della buona partenza di gennaio si chiama banche centrali. Quella americana, dopo aver preannunciato una pausa o almeno un rallentamento della stretta monetaria, ora si spinge anche a riconsiderare il Quantitative Tightening, vale a dire il meccanismo con cui drena liquidità non rinnovando a scadenza i titoli accumulati negli anni del Quantitative Easing. Una linea accomodante che aiuta Wall Street ma anche l’economia, alleggerendo la pressione sul deficit federale e migliorando le condizioni del credito. Intanto quella europea rassicura: la bilancia del rischio si è spostata sul lato negativo ma ci sono tutti gli strumenti necessari per far fronte, a cominciare dall’apertura dei rubinetti del Tltro e del Ltro a favore delle banche. Mario Draghi è pronto a usarli, ma vuole anche essere sicuro che i soldi vengano canalizzati sul credito a sostegno degli investimenti delle imprese e dei consumi delle famiglie. Ma poi, e soprattutto, ci sono tutte le altre banche centrali, segnatamente quelle dei paesi emergenti, che hanno fatto un ottimo lavoro nel 2018 a beneficio di economie e mercati.

MERCATI EMERGENTI SEMPRE MENO VULNERABILI


Verso metà dell’anno scorso sembrava stesse andando in scena un copione già visto più volte, dalla crisi delle tigri asiatiche di fine anni 90. Economie surriscaldate e mercati in sofferenza, soprattutto quelli del debito, per la combinazione di focolai di inflazione e dollaro forte, che svalutano le monete nazionali e fanno impennare il costo del debito pubblico e privato. Sembrava che da Turchia e Argentina l’incendio potesse divampare al resto degli emergenti. Sei mesi e passa dopo il quadro è rassicurante. Chi doveva ha usato a dovere l’arma monetaria e praticamente quasi senza eccezioni le economie emergenti registrano inflazione in target e sotto controllo, con tutti i benefici conseguenti per i relativi mercati. Persino la Turchia ha imboccato un percorso virtuoso. Resta un importante punto interrogativo sulla Cina appeso all’esito del negoziato sui dazi e il commercio con gli USA. In generale i mercati emergenti hanno iniziato la navigazione del 2019 su un sentiero di sostenibilità e rappresentano per l’investitore globale sempre più un’àncora salda per i mercati, anche quelli dei paesi sviluppati. La classe media dei paesi emergenti, sempre più ampia e sempre più dotata di reddito spendibile e investibile, costituisce sicuramente il miglior alleato dell’investitore.

La stella polare monetaria torna a guidare economie e mercati


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RISULTATI SOCIETARI SEMPRE SOLIDI


La stagione dei risultati societari ha compiuto più o meno un terzo del suo cammino a Wall Street ed è appena iniziata in Europa. I dati disponibili mostrano che gli utili delle società quotate sullo S&P 500 continuano a viaggiare a un tasso di crescita sostenuto nel 2018, mettendo a segno il quarto trimestre consecutivo di crescita a due cifre. Il rapporto tra prezzi di Borsa e utili sembra ragionevole, poco sopra le 15 volte gli utili attesi a un anno, sotto la media degli ultimi 5 anni ma sopra quella degli ultimi 10. In Europa le cose vanno un po’ meno bene con una crescita degli utili in media a una sola cifra, ma pur sempre crescita e non arretramento. Per ora i fattori di incertezza e negativi restano, ma sullo sfondo. Mentre su mercati e economie resta distesa l’ala protettrice delle banche centrali.
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