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Il debito pubblico USA supera per la prima volta i 21mila miliardi di dollari

Dopo aver tagliato il poco invidiabile traguardo dei 20mila miliardi di dollari a settembre 2017, il debito pubblico degli Stati Uniti ha superato adesso i 21mila miliardi

21 Marzo 2018 09:47
financialounge -  Credit Suisse debito pubblico dollaro donald Trump Jerome Powell USA

Se il debito pubblico italiano a 2.290 miliardi mette preoccupazione, cosa dire di quello statunitense? Secondo il governo americano, il debito nazionale ha superato a metà marzo per la prima volta i 21mila miliardi di dollari USA. Si tratta di un’accelerazione, dal momento che aveva tagliato il traguardo di 20mila miliardi nello scorso mese di settembre. Un’accelerazione dovuta anche alla firma del presidente Donald Trump al provvedimento per la sospensione del debito a febbraio, consentendo prestiti illimitati fino al 1° marzo 2019.

DEFICIT USA A FEBBRAIO A 215 MILIARDI


Gli economisti si aspettano che gli Stati Uniti registrino maggiori deficit di bilancio a causa del taglio delle tasse che Trump ha trasformato in legge a dicembre: un assaggio, in questo senso, è il deficit mensile governativo di febbraio (pari a 215 miliardi di dollari), in crescita del 12% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso a causa di minori entrate e maggiori spese. Si tratta di uno scenario che rende particolarmente vulnerabile il dollaro che pure era riuscito a febbraio a rallentare il deprezzamento beneficiando di un rialzo dei rendimenti dei titoli obbligazionari espressi in USD.

LE MOSSE DI JEROME POWELL


“Il biglietto verde potrebbe beneficiare di un certo supporto se le ottimistiche prospettive economiche del nuovo presidente della Fed Jerome Powell dovessero portare a un inasprimento della politica della Fed e il mercato scontasse un quarto rialzo dei tassi quest’anno” fanno sapere gli esperti di Credit Suisse secondo i quali, nonostante questa possibilità il dollaro americano resta vulnerabile a un recupero dei rendimenti dei mercati obbligazionari al di fuori degli USA che renderebbero meno attrattivi i titoli del Tesoro statunitensi. Non solo. Anche le iniziative dell’amministrazione Trump in ambito protezionistico per gli scambi commerciali costituiscono un ulteriore freno al dollaro.

SOLIDE PROSPETTIVE PER L’EUROZONA


“Le solide prospettive della crescita della zona euro continuano a sostenere il cambio EUR/USD, nonostante quella che si prospetta essere verosimilmente un’inversione di tendenza temporanea degli indicatori anticipatori” puntualizzano i professionisti di Credit Suisse convinti che un ulteriore supporto a questa tesi sia da ricercarsi nel previsto cambiamento della guidance futura (indicazioni di politica monetaria) della BCE e la fine degli acquisti di asset obbligazionari in euro a settembre.

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CAMBIO EUR/ USD VERSO 1,26


“Da ultimo, la recente prudenza dei mercati ha probabilmente attenuato il posizionamento degli investitori per un euro più solido. In un contesto di maggiori rendimenti attesi nell’Eurozona, i flussi esteri potrebbero risultare nuovamente favorevoli per la moneta unica spingendo il cambio EUR/USD verso quota 1,26” concludono gli esperti di Credit Suisse.
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