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Il debito è un problema globale e quello italiano fa meno paura

Vent’anni fa l’Italia insieme a pochi altri, come Belgio e Giappone, era l’eccezione. Ma dopo la crisi il debito globale è esploso, soprattutto nelle economie emergenti. Su queste si concentra l’attenzione degli investitori.

9 Marzo 2018 07:50
financialounge -  debito debito pubblico italia mercati emergenti

Le elezioni italiane hanno richiamato l’attenzione dei media sul debito del paese: un tema che ha fatto molti titoli, ma che per ora non sembra in cima ai timori degli investitori. Tuttavia, il Financial Times, nella sua Lex Column, scrive che gli investitori fanno male a non aver paura. Ma si tratta di un'analisi corretta? È vero che le promesse elettorali di praticamente tutti i partiti puntano ad aumenti di spesa senza indicare dove si andranno a prendere i soldi. La spiegazione che viene data dagli analisti è che se l’economia cresce, il debito può essere gestito ed essere nel lungo termine anche sostenibile. Ma è solo questo il motivo della minore sensibilità dei mercati all'indebitamento italiano?

TRE VOLTE IL PIL GLOBALE


Una spiegazione diversa, o comunque supplementare, la possiamo trovare nei dati sul debito globale pubblicati dall’Institute of International Finance, che mostrano come dal 1997 ad oggi il debito su cui galleggia il pianeta Terra sia cresciuto esponenzialmente, toccando a fine 2017 la cifra record di 233.000 miliardi di dollari, con un aumento di 16.000 miliardi sul 2016, raggiungendo una massa pari a tre volte il PIL globale. Come si vede nella tabella qui sotto, vent’anni fa il debito planetario in tutte le sue componenti – società non finanziare, governi, settore finanziario e famiglie – era contenuto attorno alla metà del PIL per ciascuna componente. Oggi solo quello governativo, su cui si concentrano maggiormente i mercati, è schizzato da 19.000 miliardi a 63.000, salendo dal 58% all’87% del PIL.

[caption id="attachment_124346" align="alignnone" width="564"]Il debito mondiale per settori (Fonte: IIF) Il debito mondiale per settori (Fonte: IIF)[/caption]

NON SOLO ITALIA


Vent’anni fa l’Italia, insieme al Belgio e al Giappone, era un’eccezione planetaria, con un rapporto debito/PIL di circa 1-a-1. Oggi si sta avvicinando alla media mondiale, non perché il debito tricolore sia sceso, ma perché quello degli altri è salito, e di molto. E i mercati infatti non sono tanto preoccupati del debito italico, anche se è elevato resta sostanzialmente stabile, ma di quello dei paesi emergenti, che ha preso molta velocità negli ultimi anni, grazie all’allentamento monetario delle banche centrali di tutto il mondo, a cominciare da Fed, BCE e BoJ.

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LARGO AGLI EMERGENTI


Dal dopo crisi, quando è iniziata l’era del denaro facile iniettato dalle banche centrali nel sistema finanziario, il debito cumulato delle 26 maggiori economie emergenti, contando tutte le sue componenti, è salito dal 148% del PIL a fine 2008 al 211% alla fine del terzo trimestre del 2017. L’allentamento monetario nei paesi emergenti non ha voluto dire solo accumulo di indebitamento, ma anche accelerazione della crescita. Ora però le principali banche centrali, a cominciare dalla Fed, si sono incamminate sul percorso della normalizzazione monetaria. E gli investitori si interrogano su quale sarà l’effetto di tassi più alti sulla sostenibilità del debito globale, soprattutto di quello che è cresciuto più rapidamente e più recentemente.
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