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ESG e fondi tematici: il tandem del futuro

Gli investimenti ESG continuano a crescere, non solo tra gli istituzionali ma anche nel retail: il punto su questo trend con Paolo Biamino, Responsabile Strategie, Third Parties e Business di Euromobiliare Asset Management SGR

di Antonio Cardarelli 27 Maggio 2019 15:00
financialounge -  ESG Euromobiliare SGR Paolo Biamino

L’applicazione dei criteri ESG negli investimenti è ormai una strada obbligata per le società di gestione. Lo testimonia la continua crescita – a livello globale e anche italiano - dei patrimoni gestiti con una logica che tiene conto dei fattori ambientali, sociali e di governance. Per avere gli ultimi aggiornamenti su questo approccio d’investimento abbiamo rivolto alcune domande a Paolo Biamino, Responsabile Strategie, Third Parties e Business di Euromobiliare Asset Management SGR, uno dei manager selector di maggiore esperienza in Europa grazie al lavoro ventennale in questo ambito. Biamino, che di recente si è aggiudicato il premio Citywire Selector 2019 come “most influential and respected fund selector” in Italia ed in Europa, assegnato sulla base di una votazione tra fund selector italiani ed europei, ha fatto il punto sul tema ESG soffermandosi sulle prospettive future e sulle specificità della proposta di Euromobiliare Asset Management SGR.

L’interesse per gli investimenti ESG continua a crescere, di quali numeri stiamo parlando e quali saranno i trend futuri?


“Dai dati a nostra disposizione a fine 2017 gli investimenti gestiti con criteri etici e di sostenibilità rappresentavano a livello globale il 35% dei 73.000 miliardi di dollari gestiti globalmente. In realtà fino ad oggi la buona parte dei risparmi viene ancora gestito dagli asset manager in modo tradizionale. Chi ha inserito nel proprio processo di investimento criteri ESG lo ha fatto per richiesta specifica della clientela, per esempio gli istituzionali, o su prodotti specifici. Le previsioni sono che lo scenario cambi notevolmente in capo a pochi anni. Le società di gestione che non avranno integrato nel processo di investimento l’ESG usciranno dal mercato”.

Che cosa intendete per ESG?


“Per ESG intendiamo l’inserimento nel processo di selezione dei titoli di fattori ambientali sociali e di governance accanto ai più tradizionali fattori dell’analisi finanziaria. In questo senso l’ESG attiene al processo di investimento, vale a dire al modo in cui le società di gestione lavorano. Per fare ciò esistono diversi approcci e gradi di profondità possibili”.

A cosa è dovuta questa crescita? Si tratta di scelte che riguardano prevalentemente gli istituzionali oppure anche gli investitori privati – e in particolare quelli più giovani - hanno influenzato il cambiamento?


“Vari fattori supportano la crescita degli investimenti gestiti secondo criteri ESG. In primo luogo le società di gestione, dopo avere cominciato ad utilizzare questi criteri per alcuni portafogli specifici, li fanno propri e li applicano con maggiore decisione. In secondo luogo il legislatore europeo sta mettendo mano all’ambito ESG, finora sfuggito al suo presidio: la tendenza che sta emergendo è quella di richiedere alle società di gestione di tenere conto dell’ESG, ed in particolare dei fattori ambientali, alla stregua di altri fattori di rischio oggi monitorati come ad esempio il rischio di credito o quello associato con i mercati azionari. Le cose si stanno però muovendo anche da lato della domanda; gli investitori istituzionali sono già molto avanti nell’integrazione ESG dei loro investimenti, mentre sul lato fondi sta prendendo piede tra i cosiddetti “professional buyers” (fondi di fondi e gestioni patrimoniali) la richiesta che i fondi selezionati tengano conto dei criteri ESG. Il mercato retail è ancora indietro, ma riteniamo che seguirà rapidamente sulla scia delle nuove generazioni più sensibili a queste tematiche”.

Come si integrano i criteri ESG con altri strumenti tradizionali di analisi finanziaria e quali sono gli impatti di questo approccio?


“L’approccio da noi privilegiato è quello della applicazione del criterio di selezione positiva. Le aziende che possono rientrare nel nostro universo investibile vengono sottoposte ad una valutazione ESG. Nella costruzione del portafoglio vengono poi privilegiate le aziende che, in ciascun settore, mostrano comportamenti virtuosi verso l’esterno in merito a temi ambientali e sociali e verso l’interno in termini di governance”.

Quali sono gli elementi distintivi di Euromobiliare Sgr quando si parla di investimenti ESG?


“La nostra società di gestione è sempre stata molto attenta ai trend emergenti dell’industria del risparmio gestito. Nel corso del 2018 abbiamo lanciato un progetto di ampio respiro in campo ESG che prevede sia la revisione del processo di investimento in questo senso, sia il lancio di prodotti specifici. Da questo punto di vista è già disponibile nella nostra gamma prodotti Euromobiliare Science 4 Life, flessibile tematico che investe in una serie di temi che esprimono il concetto di “well being”. Il fondo ha già un track-record consolidato ed una qualità ESG molto elevata (4 Globi Morningstar). Di recente abbiamo poi lanciato Euromobiliare Cities 4 Future, un altro flessibie tematico che investe nei trend legati all’urbanizzazione ed all’evoluzione delle città in senso green e smart. Anche questo fondo avrà una qualità ESG elevata. Stiamo infine studiando altre soluzioni di investimento nell’area azionaria ed obbligazionaria”.
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