Contatti

Sunday View

La sostenibilità ha perso di senso?

È da poco passata la Giornata Mondiale della Terra, e il tema della sostenibilità sembra essere messo in secondo piano dai conflitti e dagli attriti internazionali. Ma è davvero così?

di Lorenzo Cleopazzo 28 Aprile 2024 09:30
financialounge -  economia good sunday view

Ci sono tanti tipi di parole. Ci sono le parole composte, ci sono quelle che in inglese vengono chiamate “false friends”, ci sono anche le ‘parole al vento’, e infine ci sono le parole vuote.

Ecco, le parole vuote. Di quelle che anche solo nominarle, ci si rende conto di quanto poco contino. Magari per chi le pronuncia, oppure per chi le ascolta, o forse per entrambi. Una parola vuota è un involucro esteriore, ma il cui interno non conserva più la brillantezza di un tempo. Filosofi come Frege o Russell ci parlerebbero di Senso e Significato di ogni nome, ma di fronte a certi cortocircuiti del linguaggio quotidiano, anch’essi andrebbero un po’ in difficoltà.

Diciamocelo: la sostenibilità, ormai, è una parola vuota. Una di quelle che vuol dire tutto e niente, di quelle che viene comodo pronunciare, ma che difficilmente trasmette qualcosa di concreto. Dirla è facile, metterla in pratica molto meno. Questo è il succo.

E di chi è la colpa? Di chi imbratta dipinti e monumenti, facendo andare in odio l’ambientalismo? Di chi muove guerra, spostando in secondo piano l’attenzione per le tematiche ambientali? Di chi usa a sproposito questa parola fino a prosciugarla del suo significato?

Nel Sunday View di questa settimana proviamo a rispondere, per dimostrare che se il termine “sostenibilità” ormai rischia di essersi svuotato, non lo sono le intenzioni di chi lo ha tradotto in maniera più specifica. Anzi, tutt’altro.

PAROLE SOSTENIBILI


Da oltre 50 anni, alla data del 22 aprile è segnata la Giornata Mondiale della Terra. L’ha sottolineato Google qualche giorno fa con il suo doodle, lo hanno riportato i vari Tg, e ce l’hanno ricordato tutte le pagine social che seguiamo, ognuna a modo proprio. Difficile scappare da quest’informazione, insomma. Il tema scelto per l’Earth Day 2024 è "Il Pianeta contro la plastica", con lo scopo dichiarato di ridurre questo materiale del 60% entro il 2040. Da questo proclama si passa agli eventi in tutto il mondo, non solo per il 22 aprile di ogni anno, ma anche per altre occasioni lungo il calendario. Ma quanto tutto questo si traduce concretamente in azioni a favore del pianeta che viviamo e che “festeggiamo”?

Qualcuno potrebbe dire ‘ben poco’, ma in realtà non è così.

Secondo gli ultimi dati italiani, 8 persone su 10 sono sinceramente interessate all’argomento, ovvero l’80% su un totale di circa 40 milioni di individui. Le motivazioni sono diverse, e spaziano dalla responsabilità verso ciò che ci circonda, alla cura della propria salute.

Questo però vale per gli utenti finali, ma cosa dire degli enti a cui viene costantemente richiesto un impegno concreto? In ambito finanziario, in Europa sono stati emessi oltre 44 miliardi di euro in Bond Esg dall’inizio del 2024, superando in pochi mesi la quota del 2023. Le aziende emittenti migliorano il loro rating ambientale fino a 4 punti percentuali, dato che i green bond sono tanto appetibili e proficui da essere difficilmente sostituibili. Merito anche degli obiettivi che si prefiggono, che li rendono più virtuosi delle emissioni tradizionali.

La sostenibilità rimarrà anche una parola vuota, forse, ma nel concreto qualcosa si sta muovendo. E non è una novità di questi ultimi anni: qualcuno ci aveva già pensato qualche tempo fa.

FILOSOFI GREEN


Spesso, quando nella storia del pensiero si fa riferimento ai concetti di Bene, di Morale, o di Virtù, il risvolto è sempre strettamente legato al genere umano. Per dire, si racconta di un episodio in cui Pitagora ammonisce di non maltrattare un cane, ma solo perché si tratterebbe della reincarnazione dell’anima di un suo amico. Oppure, spostandoci un bel pezzo in avanti, abbiamo il buon Kant che parla di una legge morale dentro ognuno di noi, un Imperativo Categorico, un sentimento che si dovrebbe tradurre concretamente in una scelta virtuosa delle nostre azioni. Il filosofo prussiano, però, non si sbilancia su un’azione rivolta verso l’uomo, verso l’ambiente o verso entrambi, ma alcuni suoi commentatori hanno riletto questo pensiero in modi differenti.

In epoca moderna, oltre ai vari kantiani, ci sono anche dei nomi che non sono – ancora – finiti sui libri di storia della filosofia, ma che hanno fatto dell’ambientalismo una parte fondante del loro pensiero. I casi sono tanti, e possiamo citare Hans Jonas, che ci parla di un principio di responsabilità verso tutto ciò che è vita; oppure anche Donna Haraway, uno degli esempi più forti della filosofia eco-femminista per cui l’essere umano non deve elevarsi rispetto al pianeta che abita, né tantomeno sfidarlo; infine anche Edgar Morin, che un po’ assieme alla Haraway critica il pensiero antropocentrico che ci ha impedito di leggere il mondo come un tutt’uno, come una “bio-sfera”, ovvero un tutto organico.

FARFALLE


Tutti questi pensieri non possono essere tralasciati. Forse non saranno famosi come le massime di Platone, e per questo un po’ ci sta anche non conoscerli. Solo che una volta letti, è difficile dargli torto. Anche questa loro latitanza dai libri di filosofia contribuisce a quel senso di “vuoto e non vuoto” che riempie il concetto di sostenibilità – e sì, l’ossimoro è voluto –, perché se non si conosce appieno un qualcosa che si pronuncia tante volte, si rischia di denaturalizzarlo.

La sostenibilità, però, porta con sé tanti risvolti pratici. E no, non parliamo di conferenze, concerti, manifestazioni e quadernetti in carta riciclata che a ogni Earth Day invadono piazze e platee. Prima abbiamo fatto un esempio pratico e di alto livello: anche la finanza è sempre più attenta a queste tematiche, e lo è da tempo, con intensità crescente. Questo permette anche alla sostenibilità di essere più verticale e specializzata: non più una scatola vuota, ma uno scrigno che contiene azioni concrete a favore della biodiversità, delle risorse naturali, e della salute nostra e del nostro pianeta.

Ma poi, anche se dicessimo che la parola “sostenibilità” fosse davvero vuota, in fondo che male ci sarebbe? In fondo, anche i bozzi dei bruchi si svuotano, ma solo dopo che da essi ne è uscita un’elegante e bellissima farfalla.

BONUS TRACK


Per rimanere in tema di filosofi, Socrate diceva che chi conosce il Bene non può non compierlo. Ma allora perché se sappiamo che la plastica non si butta nel water, lo facciamo lo stesso? Socrate diceva anche “so di non sapere”, non “far finta di non sapere”. Eddai, su.
Share:
Trending