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Idee di investimento – Obbligazioni – 3 settembre 2018

La crisi della Turchia e la situazione politica in Italia destano preoccupazione ma la gestione attiva può ancora pescare opportunità nei bond societari e nel debito emergente.

3 Settembre 2018 09:12

IL FUTURO DELL'ITALIA


Nell’articolo Sull’Eurozona l’ombra di uno scenario di crisi del debito italiano Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist di Schroders scrive che “il Governo italiano formulerà una proposta di legge di bilancio nei prossimi mesi, che sembrerebbe orientata verso un ridotto pacchetto di stimoli fiscali”. Ma aggiunge che ”esiste il rischio che il Governo populista intraprenda una battaglia contro la Commissione Europea”. È proprio quest’eventualità a preoccupare Zangana, tanto da fargli ipotizzare quello che definisce lo ‘Scenario di una crisi del debito italiano’. Uno scenario che, se si materializzasse, comporterebbe un significativo aumento dei rendimenti dei Titoli di Stato italiani, un ulteriore ampliamento dello spread (differenziale di rendimento rispetto ai governativi di Berlino ndr) e il deprezzamento dell’euro. Inoltre ci sarebbero forti impatti negativi anche la crescita dell’Eurozona. Una situazione che, secondo Azad Zangana potrebbe essere risolta solo con il ripristino da parte della BCE del QE e l’insediamento di un Primo Ministro italiano tecnico.

LA VULNERABILITÀ ESTERA DELLA TURCHIA


Intanto, mentre il governo italiano è atteso sulla legge di bilancio 2019 prevista per l’autunno, la Turchia continua ad essere vulnerabile ai finanziamenti esterni. Vilnerabilità che non si è mai ripresa dall’episodio del Taper Tantrum del 2013 (quando si ipotizzò la fine del Qe da parte della Fed, ndr). Il deficit attuale delle partite correnti di Ankara supera il 6% del PIL, il debito esterno si posiziona al di sopra del 50% del PIL e i coefficienti di riserva obbligatoria sono ridotti all’osso (coprono meno di quattro mesi di importazioni). inoltre, mentre i conti fiscali stanno rapidamente peggiorando, con il saldo primario che è diventato negativo a giugno e a luglio nonostante fosse stato previsto al di sopra dello zero nel 2018, le autorità turche hanno fato scadere l’ultimatum per la data per il rilascio del pastore Brunson, attirando le ire di Washington. Non stupisce quindi che venerdì 17 agosto, l’agenzia Moody’s abbia declassato il rating sovrano della Turchia portandolo da B2 a Ba3 -, mentre S&P Global Ratings l’ha portato da BB a B+. “E’ vero che l’intero universo delle valute emergenti ha sofferto insieme alla lira turca, ma non in maniera indiscriminata. Infatti i paesi più vulnerabili come l’Argentina e il Sudafrica sono stati quelli più puniti dal mercato” fanno sapere nell’articolo Perché gli investitori restano nervosi sulla crisi turca e sull’Italia gli esperti di Amundi nell’ultimo Weekly Market Review.

IL VALORE NASCOSTO NEI MERCATI EMERGENTI


Resta il fatto che i fondamentali dei mercati emergenti, esclusa la Turchia, sono migliori rispetto al taper tantrum del 2013. Se non scoppia una guerra commerciale, le valutazioni sono pertanto attraenti. “Se dovesse materializzarsi una vera e propria guerra commerciale, la crescita globale crollerebbe precipitosamente. Se invece, come riteniamo più probabile, le tensioni sui dazi  porteranno a dei miglioramenti nel sistema commerciale mondiale, allora potranno affiorare i solidi fondamentali dei mercati emergenti” commentano nell’articolo Mercati emergenti, la crisi della Turchia non farà deragliare i fondamentali Alain-Nsiona Defise, Head  of Emerging Corporates e Mary-Therese Barton, Head  of Emerging Market Debt di Pictet Asset Management. Una considerazione, la loro, fatta anche alla luce del rialzo dei tassi USA che non dovrebbe costituire un freno al debito dei paesi in via di sviluppo. “Finché la Fed inasprisce la politica monetaria in risposta all’accelerazione della crescita, l’effetto economico sui Paesi in via di sviluppo dovrebbe essere positivo. Lo conferma un’analisi svolta da Barclays: la banca ha riscontrato che in ogni ciclo di innalzamento dei tassi USA dalla metà degli anni ’90, le valute e le obbligazioni dei mercati emergenti tendevano a registrare una sovraperformance rispetto alle loro controparti dei Paesi sviluppati” concludono Alain-Nsiona Defise e Mary-Therese Barton.

IL PLUS DELLA GESTIONE ATTIVA


Anche per David Oliphant, Executive Director, Investimenti a reddito fisso di Columbia Threadneedle investments gioca a favore dei mercati emergenti un quadro di crescita globale incoraggiante, mentre il fattore valutazioni ha acquisito importanza con gli spread oggi a circa 370 punti base rispetto ai Treasury USA. Per questo, come illustrato nell’articolo C’è ancora valore nel reddito fisso, ma bisogna saperlo scovare Columbia detiene un lieve sovrappeso sugli attivi rischiosi dei mercati emergenti in tutti i portafogli dell’area. In tutti i casi, per navigare in questo contesto con tante sfumature difficili da decifrare, il successo dell’investimento in obbligazioni investment grade e high yield sta nella gestione attiva. Oliphant è convinto che sia più probabile avere successo selezionando l’emittente giusto e il titolo più idoneo anziché, per esempio, azzardare previsioni sull’esito della Brexit o prendere decisioni avventate sulla duration. Restare nel seminato e proseguire sulla strada di generare rendimenti corretti per il rischio nel corso del ciclo è la ricetta di Columbia.

CREDITO MEGLIO DEI GOVERNATIVI


La strategia di Sylvie Golay Markovich, Head of Financial Markets Strategy di Credit Suisse, prevede invece duration corta (scadenza media dei titoli che determina la sensibilità alle variazioni dei tassi) per i Treasury, i titoli di stato USA. “Optiamo invece per una maggiore duration nelle obbligazioni corporate investment grade (IG), dove gli spread sono i più ampi nel segmento superiore ai 10 anni” specifica nell’articolo Titoli di credito vs titoli di Stato: perché continuare a preferire i primi e quali scegliere Sylvie Golay Markovich che ammette ora di puntare sulle obbligazioni finanziarie (approfittando della recente correzione) e di estendere il focus sui titoli di credito con rating BBB agli emittenti con giudizio di merito BB. Nell’ambito invece delle obbligazioni societarie in euro, l’esperta continua a prediligere i titoli finanziari che dovrebbero trarre vantaggio da un rimbalzo nella dinamica economica dell’Eurozona. Infine, mentre preferisce evitare di incrementare l’esposizione verso i titoli sovrani periferici, Sylvie Golay Markovich continua a favorire i titoli ibridi corporate per un miglioramento dei rendimenti complessivi del portafoglio.
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