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Tassi di interesse: il filo rosso che lega il bond monstre di Enel, il debito italiano e la BCE

Esiste un comune denominatore tra l’emissione monstre negli USA di Enel, il debito italiano e la BCE: i tassi di interesse non resteranno ai minimi all’infinito.

26 Maggio 2017 09:44
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Cinque miliardi di dollari. A tanto è ammontata l’emissione obbligazionaria di Enel sul mercato statunitense, la maggiore di sempre per un gruppo italiano negli States.

L’emissione del colosso energetico nazionale, che è la prima dal 2013 in America, ha riscosso l’interesse di 400 investitori istituzionali (fondi pensione, casse di previdenza, piani di risparmio, asset manager) generando una domanda complessiva fino a 19 miliardi.

Richieste che hanno permesso a Enel di spuntare tassi ancora più convenienti rispetto a quelli ipotizzati per le tre tranche di titoli in cui è stata frazionata l’operazione: il bond a 5 anni offrirà un rendimento del 2,9% annuo (contro il 3,35% stimato alla vigilia del collocamento), il bond a 10 anni un rendimento del 3,62% (rispetto al 3,92% ipotizzato) , e il bond a 30 anni un rendimento del 4,75% (contro il 5,05% previsto).

Con questa operazione, Enel ha già coperto per due terzi il piano di finanziamento fino a 7 miliardi previsto entro il 2018. Il contesto di tassi ai minimi storici consente ai ‘debitori’ di risparmiare sugli interessi da pagare ai creditori.

E questo vale, a maggior ragione, per lo stato italiano su cui grava un debito pubblico da oltre 2.200 miliardi di euro. E, infatti, come risulta dai dati Istat, negli ultimi 5 anni, dal 2012 al 2016, il nostro paese ha risparmiato circa 17 miliardi di interessi sul debito ma ha speso 24 miliardi in più in termini di pensioni e ammortizzatori sociali.

Peccato però, che questo contesto di tassi di interesse ai minimi non potrà durare in eterno. Lo ha ribadito con chiarezza Mario Draghi nella Financial Stability Review pubblicata mercoledì 23 maggio: secondo il presidente della BCE ci potrebbe essere una brusca reazione dei mercati finanziari nel momento in cui le aspettative in tema di politica monetaria della zona euro cambiassero, con i tassi di interesse in rapido aumento.

Uno scenario che farebbe salire le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito pubblico e privato. Draghi, al contempo, ha confermato che i tempi del QE (quantitative easing) non cambieranno (fino a dicembre 2017).

Poi ci sarà una  riduzione degli acquisti di obbligazioni sul mercato e solo successivamente un aumento dei tassi di interesse (attualmente negativi). Ma, tra le righe, si legge che prima o poi i tassi saliranno e quando lo faranno è importante che i debitori siano pronti. In particolare lo stato italiano, altrimenti non si potrà fare a meno di procedere con selvaggi tagli allo stato sociale e agli ammortizzatori sociali.
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