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Fusioni e acquisizioni, lo strano caso Microsoft - LinkedIn

16 Giugno 2016 09:03
financialounge -  fusioni e acquisizioni LinkedIn microsoft
La notizia è stata ufficializzata lunedì 13 giugno: Microsoft acquisirà il controllo di LinkedIn per una cifra di 26,2 miliardi di dollari.

Si tratta della più importante acquisizione (in termini di cifre) mai effettuata dal gruppo fondato da Bill Gates che, in precedenza, non era andato oltre gli 8,5 miliardi per l’acquisizione di Skype nel 2011 e i 7,2 miliardi per l’acquisizione di Nokia nel 2013. Non solo. Microsoft ha annunciato che pagherà 196 dollari ogni azione LinkedIn in contanti. D’altra parte, per un colosso dell’informatica mondiale come Microsoft che dispone in cassa di circa 100 miliardi di dollari, una decisione di questo genere è del tutto normale.

Quello che invece non sembrerebbe normale è che il leader mondiale del software per pc ha deciso di ricorrere a nuovo debito per pagare l’acquisizione di LinkedIn. In pratica Microsoft deciderà o di emettere nuove obbligazioni o di richiedere un prestito ponte alle banche (o un mix di queste due soluzioni) per accumulare i 26,2 miliardi di dollari senza attingere ai forzieri della casa. Ma perché una decisione di questo genere? Semplicemente per risparmiare sulle tasse.

Infatti, quasi tutti i 100 miliardi di dollari di liquidità in cassa a Microsoft sono detenuti al di fuori degli Stati Uniti, accumulati anno dopo anno dalla multinazionale di Bill Gates. Ma ora, se si volesse farli rientrare negli States per utilizzarli nell’acquisizione multi-miliardaria di LinkedIn, sarebbe necessario pagare le tasse federali e locali che, secondo alcune stime, ammonterebbero a circa il 40%: in pratica per poter disporre di 26,2 miliardi di dollari netti, Microsoft dovrebbe rimpatriare 43,67 miliardi dall’estero.

Al contrario, emettendo bond o anche utilizzando nuovo credito bancario, la multinazionale di Windows pagherebbe tassi di interessi irrisori grazie anche al fatto di essere una dei pochi emittenti a poter vantare la tripla A del rating, sebbene l’agenzia Moody’s abbia deciso di mettere sotto esame la società dopo l’acquisizione di LinkedIn.
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