evasione fiscale
Evasione fiscale, 600 miliardi praticamente in fumo
10 Dicembre 2015 10:25
Uno dei più gravosi problemi con cui il nostro paese continua a dovere fare i conti è la zavorra del debito pubblico. Si tratta di un "mostro" pari a circa 2.200 miliardi euro che pesano sui conti pubblici, sulle tasse e sullo sviluppo in modo ingombrate. Ecco perché il contrasto all’evasione fiscale è una priorità assoluta ed è giusto sottolineare i successi conseguiti negli ultimi anni come il record, conseguito lo scorso anno dal Fisco, con 14,2 miliardi di euro recuperati, pari all’8% in più rispetto al 2013.
Peccato che, mentre questo prezioso bottino entra dalla porta, escano dalla finestra 600 miliardi di euro: avete capito bene, oltre il 27% dell’intero debito pubblico. Il motivo è semplice quanto disarmante. In una relazione del MEF (Ministero dell’Economia e della Finanza) in commissione Finanze al Senato, è stato spiegato che sui 714 miliardi di euro dei ruoli che Equitalia dovrebbe riscuotere, ben 601,5 miliardi (pari all’84,2% del totale), saranno "difficilmente raggiungibili". Una dichiarazione tecnica per dire che, di fatto, quei 601,5 miliardi sono da considerare praticamente azzerati.
Diverse le motivazioni di questa "impossibilità tecnica" di riscossione: dalle procedure esecutive e cautelari già adottate "senza soddisfazione integrale del credito" alla procedure concorsuali e fallimentari, dal decesso della persona sulla quale pendeva il debito fiscale alla cessazione della ditta, fino alla constatazione di nullatenenza per i soggetti interessati dal provvedimento. Questi dati dovrebbero far riflettere sull’impostazione del contrasto all’evasione fiscale.
È giusto ampliare le potenziali armi a disposizione del Fisco (attuazione della delega fiscale, incrocio delle banche dati, dichiarazione dei redditi online precompilata, fatturazione elettronica, reverse charge e split payment, accordi bilaterali, accordi multilaterali, voluntary disclosure). Ma, forse, è ancora più importante mettere in campo delle procedure amministrative efficaci che consentano di recuperare le somme sottratte al Fisco senza possibilità di ulteriori scappatoie.
Peccato che, mentre questo prezioso bottino entra dalla porta, escano dalla finestra 600 miliardi di euro: avete capito bene, oltre il 27% dell’intero debito pubblico. Il motivo è semplice quanto disarmante. In una relazione del MEF (Ministero dell’Economia e della Finanza) in commissione Finanze al Senato, è stato spiegato che sui 714 miliardi di euro dei ruoli che Equitalia dovrebbe riscuotere, ben 601,5 miliardi (pari all’84,2% del totale), saranno "difficilmente raggiungibili". Una dichiarazione tecnica per dire che, di fatto, quei 601,5 miliardi sono da considerare praticamente azzerati.
Diverse le motivazioni di questa "impossibilità tecnica" di riscossione: dalle procedure esecutive e cautelari già adottate "senza soddisfazione integrale del credito" alla procedure concorsuali e fallimentari, dal decesso della persona sulla quale pendeva il debito fiscale alla cessazione della ditta, fino alla constatazione di nullatenenza per i soggetti interessati dal provvedimento. Questi dati dovrebbero far riflettere sull’impostazione del contrasto all’evasione fiscale.
È giusto ampliare le potenziali armi a disposizione del Fisco (attuazione della delega fiscale, incrocio delle banche dati, dichiarazione dei redditi online precompilata, fatturazione elettronica, reverse charge e split payment, accordi bilaterali, accordi multilaterali, voluntary disclosure). Ma, forse, è ancora più importante mettere in campo delle procedure amministrative efficaci che consentano di recuperare le somme sottratte al Fisco senza possibilità di ulteriori scappatoie.
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