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Cina, i prossimi cinque anni saranno decisivi

12 Novembre 2015 10:32
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Craig Botham, Emerging Markets Economist di Schroders ha trascorso una settimana in Cina e dichiara di essere rassicurato dal fatto che le cose non stiano andando tanto peggio di quanto i dati evidenziano. Imprese, analisti e funzionari si sono espressi in termini chiari circa le diverse sfide da affrontare. Tuttavia, sebbene emergano poche prove di una crisi in corso, il manager continua a essere invece preoccupato per gli anni a venire.

“Continuiamo ad aspettarci che la crescita cinese eviterà un crollo disastroso, e che invece registrerà un rallentamento. Tuttavia senza riforme di successo il rischio di un atterraggio brusco aumenta. Gli interessi corporativi dovranno essere sfidati, se si vorrà far fronte all’allocazione errata delle risorse, in se stessa chiave per passare a una crescita guidata dai servizi. Se si permetterà alle società a controllo statale inefficienti di continuare a dominare, la produttività sarà colpita e la crescita rallenterà molto prima. I prossimi cinque anni saranno decisivi” spiega Craig Botham.

Una delle aree di riforma che ha fatto passi in avanti abbastanza velocemente e agevolmente è quella della liberalizzazione del settore finanziario, con i tassi sui depositi ora completamente liberalizzati e il programma di swap dei bond delle amministrazioni locali che sta facendo tanto per ridurre i costi del debito, anche se sta comprimendo i margini delle banche. Ora le obbligazioni delle amministrazioni locali, dopo tanto tempo, hanno acquirenti al di fuori delle banche che le comperavano in quanto obbligate dallo stato. Tuttavia, ciò è dovuto in gran parte alla bolla del mercato obbligazionario, che ha visto una compressione importante degli spread (extra rendimenti rispetto ai titoli governativi di Pechino) in tutti i segmenti. I bond delle amministrazioni locali stanno ancora scambiando con spread abbastanza ridotti rispetto ai titoli di Stato, soprattutto poiché si dà per scontato un supporto da parte del Governo centrale.

“Certamente, non tutte le riforme nel settore finanziario sono state attuate facilmente. La svalutazione del renminbi ad agosto ha colto tutti di sorpresa, incluse le imprese di proprietà statale con relazioni forti, che prima non davano molta, se non nessuna, attenzione, al tasso di cambio” rivela Craig Botham che nota come, dopo la svalutazione, le aziende più spaventate abbiano dimostrato un maggior interesse per la copertura valutaria e abbiano anche cominciato a ripagare il debito in dollari. Allo stesso tempo, i clienti più facoltosi delle società di gestione del risparmio si sono mostrati più inclini alla diversificazione dei portafogli, allontanandosi dalle asset class denominate in renminbi. Mentre le operazioni di hedging (neutralizzazione del cambio) e di rimborso del debito hanno visto un picco e ora diminuiranno, riducendo la pressione sulla valuta, il desiderio di diversificazione farà sì che qualsiasi allentamento dei controlli sulla valuta probabilmente vedrà ulteriori deprezzamenti.
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