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Le conseguenze della contrazione globale delle nascite

9 Novembre 2015 12:10
financialounge -  crisi economia invecchiamento Morgan Stanley
L'indebitamento eccessivo alimentatosi dopo la crisi del 2007-2008 viene ritenuto da molti economisti e analisti la spiegazione prevalente per giustificare la debolezza della crescita americana sette anni dopo tale crisi. Per il Team Global Emerging Markets equity di Morgan Stanley Investment Management sono invece numerose altre le spiegazioni alternative che possono raccontare e far comprendere meglio cosa stia accadendo: dal rallentamento della crescita della popolazione al crollo della crescita della produttività, dai bassi tassi d’investimento alla «stagnazione strutturale» prodotta dai redditi stagnanti della classe media.

Per gli esperti del Team, che hanno avuto modo di rielaborare le tesi di autorevoli economisti internazionali e del Fondo Monetario Internazionale (FMI), sembra evidente che la spiegazione corretta non sia da ricercare nei normali modelli dei cicli di indebitamento. Basti pensare che, per fare un esempio tra i più significativi applicando la metodologia dell’FMI, il Team ha calcolato che se gli Stati Uniti avessero seguito tale traiettoria, il loro tasso di crescita del PIL pro capite sarebbe ritornato ai valori pre-crisi, ovvero al 2,2 per cento, tra il 2011 e il 2015: invece il tasso è sceso a un modesto 1,2 per cento nel corso del 2014.

Gli Stati Uniti sono passati alla fase post-crisi, ma ci sono nuove dinamiche in gioco. Le conseguenze della contrazione globale delle nascite vanno ben oltre il superamento dello spettro delle carestie maltusiane (la dottrina economica che, rifacendosi all'economista inglese Thomas Malthus, attribuisce principalmente alla pressione demografica la diffusione della povertà e della fame nel mondo, ndr), e consentono almeno di attutire l’impatto della perdita dei posti di lavoro dovuta ai sistemi di apprendimento automatico e di intelligenza artificiale. Concetti tipici del ventesimo secolo, quali il pensionamento obbligatorio, potrebbero un giorno essere considerati una soluzione controproducente e oppressiva degli anni del baby boom. I servizi di assistenza all’infanzia potrebbero un giorno essere visti non come una prestazione sociale, ma come una necessità economica per reintegrare le madri nella forza lavoro. La manodopera, scarsamente disponibile, potrebbe riacquistare il proprio potere di negoziazione, portando a una crescita dei salari, a una diminuzione degli utili societari e a un allentamento della morsa sulla classe media.

“I paesi che prima si adegueranno al nuovo trend demografico sono anche quelli che più probabilmente prospereranno nell’era della contrazione delle nascite” è la conclusione a cui giunge il Team.
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