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Carl Icahn

International Editor's Picks - 20 luglio 2015

20 Luglio 2015 11:28
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ETF, i rischi difficili da vedere 
Secondo Carl Icahn, leggendario investitore “attivo” che cerca di cambiare la storia delle grandi corporation americane partendo da quote di minoranza, ha qualche dubbio sugli ETF, i fondi passivi che dovrebbero replicare fedelmente il sottostante e che invece possono nascondere rischi difficili da vedere. Lo riporta Barron’s specificando che le preoccupazioni di Icahn riguardano soprattutto gli ETF che replicano i bond americani ad alto rendimento. Il problema sollevato da Icahn riguarda la scarsa liquidità del mercato degli high yield corporate, che in fasi di violenta correzione al ribasso può influenzare gli ETF collegati amplificandone il calo ben oltre quello registrato sul mercato dallo strumento principale. È già successo nel 2013, quando a fronte di forti vendite e poca liquidità sul mercato degli high yield i prezzi degli ETF sono caduti ben oltre i cali segnati dai titoli fisici che replicavano. E potrebbe succedere ancora: se il mercato cade ed è poco liquido, gli ETF potrebbero soffrire di più.


Oro, le riserve cinesi sorpassano la Russia 

La Cina ha aumentato le proprie riserve di oro di quasi il 60%, 57% per l’esattezza, negli ultimi sei anni. Da sei anni, infatti, il grande paese non pubblicava dati sull’oro accumulato nei forzieri della Banca Centrale di Pechino. Lo riporta Bloomberg specificando che con la pubblicazione di questo dato la Cina sorpassa la Russia e si piazza al quinto posto nella classifica dei paesi con le maggiori riserve aurifere. Stiamo parlando di 53,31 milioni di once di metallo giallo, pari a circa 1.658 tonnellate metriche. Il mercato si aspettava molto di più, alcune stime riportate sempre da Bloomberg valutavano che l’oro cinese fosse triplicato a 3.500 tonnellate. Evidentemente l’oro resta importante, ma non è in cima ai pensieri dei cinesi, le cui riserve auree restano lontanissime dal numero al mondo, gli Stati Uniti, con 8.133,5 tonnellate riportate dal World Gold Council. Una classifica interessante e non troppo nota, che vede al secondo posto la Germania con 3.384,2 tonnellate e al terzo l’Italia, con 2,814,0 tonnellate, davanti a Cina, Russia e persino al Fondo Monetario Internazionale.


L’uscita dalla finanza fa bene a General Electric 

La decisione di uscire dalla finanza dopo vent’anni di crescita esponenziale fa bene aGeneral Electric, sempre più ottimista sul reddito generato dal suo storico business industrial. Da quando ha annunciato di voler smantellare il proprio impero finanziario, il titolo ha conosciuto un lungo rally di Borsa e le agenzie americane riportano che GE ha innalzato le stime per gli utili del settore manifatturiero nel 2015 mentre gli ultimi risultati trimestrali hanno battuto le stime. Risultati non scontati perché lo storico gruppo americano è anche molto impegnato nel settore energetico, che ha sofferto per il calo del prezzo del petrolio, ma che è riuscito a far salire i ricavi sia nel Power & Water sia nell’Aviation. Ad aprile GE ha annunciato la dismissione di asset per 200 miliardi di dollari nelle attività finanziarie, mentre il Chief Executive Officer Jeffrey Immelt spinge più che mai su prodotti industriali come treni, locomotori e attrezzature per le estrazioni petrolifere.
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