Contatti

fondi a cedola

High yield, tra occasioni d’acquisto e trappole da evitare

12 Dicembre 2014 15:15
financialounge -  fondi a cedola Fondi obbligazionari gestione attiva High Yield petrolio settore energetico
La ricerca di reddito resta uno dei grandi temi d’investimento anche per il 2015. Ed è normale che tra le asset class nel mirino degli investitori, in particolare quelli più orientati al reddito fisso, ci siano le obbligazioni high yield. Una tipologia di titoli che ha garantito tante soddisfazioni negli ultimi tre anni: basti pensare che i fondi high yield Europa mostrano una performance media a tre anni del 38,1%.
Quest’anno, tuttavia, i fondi high yield Europa hanno sofferto l’alta volatilità di questa asset class che solo grazie alle ricche cedole è riuscita a restare in territorio positivo: il rendimento medio dei fondi di categoria da inizio anno segna infatti un +3,79%, ben al di sotto sia dei fondi obbligazionari corporate bond investment grade (+5,27%) e sia rispetto agli obbligazionari governativi euro a medio lungo termine (+8,22%).

In ogni caso, con i tassi dei titoli di stato della zona euro ai minimi storici e con i bond societari poco al di sopra di tali remunerazioni, i rendimenti offerti dagli high yield restano piuttosto ghiotti. In base agli indici Barclays, gli high yield europei offrono attualmente 4,5 punti percentuali all’anno, quelli americani il 6,38% e quelli globali (che includono pure l’Asia) il 6% circa. Un ambiente dove dovrebbero primeggiare i gestori attivi capaci di sfruttare il timing giusto per aumentare l’esposizione in occasione delle correzioni (come per esempio quella di giugno 2013, di agosto 2014 e dello scorso ottobre) puntando sui fondamentali delle società per individuare quelle con buone prospettive di recupero e solide dal punto di vista patrimoniale.

Inoltre, la duration media di questi titoli (3,9 anni in Europa e 4,3 anni negli Stati Uniti), espone relativamente poco l’investitore al rischio di rialzo dei tassi. Se questi sono i tanti plus dell’investimento in high yield, occorre tuttavia non trascurare il grande punto critico: il settore energetico. Non c’è dubbio, infatti, che una delle principali fonti di volatilità delle ultime settimane sia derivata proprio dal crollo dei prezzi del petrolio che ha ingenerato più di una preoccupazione per la sostenibilità delle ingenti emissioni sul mercato high yield provenienti dalle compagnie shale oil USA.

Basti pensare che circa il 16% del mercato high yield americano è rappresentato da bond di società energetiche, la maggior parte delle quali contraddistinte da merito di credito molto ridotto (rating tra B e CCC) e con fondamentali che scricchiolano: il pericolo è che il tasso di default (fallimento) possa balzare all’insù trascinando al ribasso le quotazioni dell'intero settore High Yield Usa (e, probabilmente, a cascata anche quello europeo e globale).
Share:
Trending