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Banca Centrale Giappone

Visione positiva su equity europeo e giapponese

10 Giugno 2014 16:30
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“Stiamo dicendo da tempo che abbiamo una visione positiva sulle azioni europee e giapponesi e gli investitori statunitensi dovrebbero considerare di aumentare le loro partecipazioni su entrambi questi mercati. Gli ultimi sviluppi non fanno altro che supportare questa nostra tesi”, commenta così gli importanti dati economici USE e le decisioni della BCE di giovedì scorso Russ Koesterich, Global Chief Investment Strategist di BlackRock, nel report settimanale dedicato ai mercati del 9 giugno.

Una conclusione a cui giunge, come di consueto, in modo articolato. “I dati economici americani in crescita, diffusi la scorsa settimana, ci pongono di fronte ad uno scenario più favorevole e ad uno meno favorevole. Lo scenario più favorevole ci dice che un'economia più forte è tendenzialmente più propensa all’investimento azionario. Lo scenario meno favorevole ci dice invece che la Fed si muoverà per normalizzare i mercati dei tassi di interesse, forse prima di quanto alcuni si aspettano, o, perlomeno, metterà ulteriore pressione sulle obbligazioni. È tuttavia interessante notare che lo scenario opposto a quello delineato dalla Fed sta prendendo corpo in Giappone ed Europa, dove le banche centrali stanno invece adottando politiche monetarie aggressive. In breve, stiamo assistendo a segnali di un "divario tra le banca centrale" con potenziali ramificazioni per le scelte degli investitori statunitensi” dichara Russ Koesterich.

I mercati azionari ancora una volta hanno toccato nuovi record la scorsa settimana, sostenuti dai report positivi sul mercato del lavoro e sulla produzione evidenziando come l'economia statunitense abbia recuperato dal suo rallentamento nel periodo invernale.
“Negli Stati Uniti, sia l'ISM manifatturiero e le indagini sul segmento non manifatturiero hanno mostrato dati migliori del previsto. Inoltre, il dipartimento del lavoro ha annunciato che un numero minore di americani ha presentato le domande di sussidi di disoccupazione negli ultimi mesi e che il dato rappresenta il numero più basso degli ultimi sette anni” rimarca infatti Russ Koesterich.

Solido anche il dato del report sui non-farm payroll di Venerdì, con 217 mila nuovi posti di lavoro netti a maggio. Dopo un crollo nei primi mesi del 2014, la crescita di posti di lavoro è tornata a circa 190.000 al mese in media. Non si tratta certo di un incremento spettacolare, ma rappresenta un significativo miglioramento rispetto all'inizio dell'anno.
Inoltre i salari orari hanno mostrato solo un lieve rialzo il mese scorso dopo la stagnazione nel mese di aprile: la crescita dei salari fa ancora fatica a tenere il passo con l'inflazione, ma almeno è rimasta stabile. Nel complesso, la relazione suggerisce che il mercato del lavoro americano mostra un graduale progresso.
“In pratica, le azioni hanno beneficiato di dati economici in genere più robusti e che dovrebbero sostenere la crescita degli utili nel secondo semestre dell'anno anche con tassi di interesse in aumento. Ma la questione chiave per gli investitori ora è come la Federal Reserve reagirà al miglioramento dei dati economici. La Fed può normalizzare i tassi di interesse prima di quanto alcuni si aspettano sebbene i dati di venerdì di per sé non sembrano sufficienti per modificare il percorso delle aspettative di politica monetaria” puntualizza Russ Koesterich.

In altre aree del mondo la storia è invece diversa.
Mentre la Fed modera la sua politica monetaria espansiva e inizia a pensare di rialzare i tassi dal prossimo anno, altre banche centrali si stanno muovendo nella direzione opposta. La scorsa settimana, la Banca Centrale Europea ha annunciato ulteriori allentamenti della propria politica monetaria. Tra le decisioni quella di spingere i tassi sui depositi a breve termine in territorio negativo, la prima volta per una grande banca centrale.
Allo stesso tempo, la Banca del Giappone è determinata a proseguire il suo programma molto aggressivo di acquisto di asset fino al 2016.
“Per i mercati e gli investitori, questo "spartiacque tra banche centrali" ha almeno tre implicazioni. In primo luogo, i tassi di interesse globali rischiano di rimanere bassi e la liquidità alto per il resto dell'anno, anche se la Fed sta ritirando un po’ i freni. In secondo luogo, il dollaro rischia di rafforzarsi qualora la Fed sarà meno accomodante, mentre le altre banche centrali sono per il mantenimento della politica monetaria espansiva. Infine, un sacco di liquidità della BCE e la BoJ contribuirà a sostenere i mercati azionari internazionali” conclude Russ Koesterich.
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