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Sempre più caro estrarre petrolio

31 Gennaio 2014 15:00
financialounge -  petrolio profit warning shale oil USA
Il fenomeno è esploso in tutta la sua importanza in concomitanza del profit warning lanciato dal colosso petrolifero anglo- olandese Royal Dutch Shell che ha annunciato un crollo degli utili di poco meno del 40% nel 2013 a 16,8 miliardi di dollari a fronte però di un balzo del 50% degli investimenti che hanno toccato la stratosferica cifra dei 44,3 miliardi di dollari. Ma, in realtà, l’ascesa dei costi per l’estrazione del greggio è un fenomeno ben noto agli addetti ai lavori.

Il boom delle shale oil negli Stati Uniti e Canada non deve infatti trarre in inganno: disporre sul mercato di maggiori risorse petrolifere per il futuro non significa poter contare su un prezzo del petrolio più a buon mercato. Infatti, per sostituire le vecchie riserve petrolifere, trovarne di nuove, esplorare nuove aree, fino poi ad arrivare ad estrarre greggio necessita di ingenti investimenti che rendono le spese molto onerose per le compagnie petrolifere.

Basti pensare che se nel 2011 il costo medio per ogni nuovo barile aggiunto alla produzione mondiale costava 44 dollari, l’anno scorso ha toccato quota 51 dollari e quest’anno dovrebbe raggiungere quota 55 dollari. Ma c’è di più. Questa tendenza dovrebbe proseguire con una progressione sostenuta anche nei prossimi anni per toccare, nel 2018, quota 63 dollari il barile.
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