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A gennaio rallenta la manifattura cinese
23 Gennaio 2014 11:15
La produzione manifatturiera della Cina potrebbe contrarsi per la prima volta dopo sei mesi, aggiungendo elementi di stress alla seconda più grande economia del mondo. Secondo la lettura preliminare dell’indice Purchasing Managers (PMI), rilasciato stamani da HSBC Holdings Plc e Markit Economics, il dato di gennaio si attesterebbe a 49,6, al di sotto del valore finale di 50,5 rilevato nel mese di dicembre e inferiore a tutte le 19 stime degli analisti in un sondaggio condotto da una importante società finanziaria: si ricorda un valore superiore a 50 indica espansione economica.
Subito dopo la pubblicazione del dato, le borse asiatiche e il dollaro australiano hanno esteso le perdite nonostante un importante istituto di credito americano abbia avvertito che l’indebolimento della domanda domestica e globale potrebbero essere stati distorti dalle feste dei lavoratori in vista del nuovo anno lunare: in tutti i casi, un rallentamento della produzione aggiungerebbe seri ostacoli alle problematiche già presenti sul campo quali i tassi di interesse elevati e il rischio di default sui prodotti di investimento ad alto rendimento.
"L'attenzione politica deve essere indirizzata a sostenere la crescita" ha dichiarato Qu Hongbin, capo economista per la Cina della HSBC a Hong Kong, che ha poi aggiunto: “La relazione odierna implica un ulteriore rallentamento della dinamica di crescita dei settori manifatturieri, che ha già pesato sull'occupazione".
Molto più allarmato, invece, Hu Yifan, capo economista presso Haitong International Securities Co. a Hong Kong: “La lettura dell’indice PMI è davvero drammatica. L'aumento dei costi di finanziamento sta aggiungendo difficoltà e i dati ufficiali del PMI mostrano una continua tendenza al ribasso”.
Da segnalare, infine, che nonostante i segnali dell’indice PMI indichino una contrazione economica, la produzione si è ridotta di poco su base annua: l’output dalle fabbriche è aumentato del 9,7 per cento nel mese di dicembre rispetto all'anno precedente, a fronte di più del 10 per cento registrato nel mese di novembre.
Subito dopo la pubblicazione del dato, le borse asiatiche e il dollaro australiano hanno esteso le perdite nonostante un importante istituto di credito americano abbia avvertito che l’indebolimento della domanda domestica e globale potrebbero essere stati distorti dalle feste dei lavoratori in vista del nuovo anno lunare: in tutti i casi, un rallentamento della produzione aggiungerebbe seri ostacoli alle problematiche già presenti sul campo quali i tassi di interesse elevati e il rischio di default sui prodotti di investimento ad alto rendimento.
"L'attenzione politica deve essere indirizzata a sostenere la crescita" ha dichiarato Qu Hongbin, capo economista per la Cina della HSBC a Hong Kong, che ha poi aggiunto: “La relazione odierna implica un ulteriore rallentamento della dinamica di crescita dei settori manifatturieri, che ha già pesato sull'occupazione".
Molto più allarmato, invece, Hu Yifan, capo economista presso Haitong International Securities Co. a Hong Kong: “La lettura dell’indice PMI è davvero drammatica. L'aumento dei costi di finanziamento sta aggiungendo difficoltà e i dati ufficiali del PMI mostrano una continua tendenza al ribasso”.
Da segnalare, infine, che nonostante i segnali dell’indice PMI indichino una contrazione economica, la produzione si è ridotta di poco su base annua: l’output dalle fabbriche è aumentato del 9,7 per cento nel mese di dicembre rispetto all'anno precedente, a fronte di più del 10 per cento registrato nel mese di novembre.
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