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Eccellenze in digitale: Google e Made in Italy contro i falsi alimentari

22 Gennaio 2014 11:50
financialounge -  coldiretti google Made In Italy PMI settore alimentare
Nell’eterna lotta per la sopravvivenza del Made in Italy la Coldiretti ha un nuovo importantissimo alleato: Google. Il progetto "Made in Italy: eccellenze in digitale" da oggi coinvolgerà circa 260 prodotti alimentari tipici del nostro paese e riconosciuti dall'Unione Europea come DOC - denominazioni di origine controllata.

Non è infatti una novità per noi italiani la piaga economica e sociale che il falso alimentare genera: con un fatturato di 60 miliardi di euro, praticamente il doppio del delle nostre esportazioni agroalimentari, la contraffazione dei prodotti italiani mette in serie difficoltà numerose aziende, che sempre di più si vedono costrette a chiudere, lasciando a casa diversi lavoratori. Ma una parte della “colpa” va anche ricercata nel tessuto tipico italiano, nelle sue PMI poco propense ad utilizzare le nuove tecnologie come strumento di difesa e valorizzazione delle proprie eccellenze tipiche.

Secondo quanto emerge dai dati Eurisko riferiti al 2013, la ricchezza agroalimentare e artigiana italiana è poco riconosciuta sul web: solo il 34% delle PMI ha un proprio sito internet e di queste solo il 13% sfrutta l'e-commerce. È proprio in questa direzione che si inserisce il progetto del Google Cultural Institute, realizzato insieme al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Unioncamere, Università Ca’ Foscari e Fondazione Symbola. Un progetto che vuole essere non solo una vetrina delle eccellenze nostrane, per scoprire attraverso immagini, video e documenti, i prodotti italiani ed il loro legame con il territorio, ma anche uno strumento per avvicinare le nostre imprese alle opportunità della rete e ai benefici potenziali per le esportazioni a livello globale.

Magari così non vedremo fette di mercato mangiate dallo "Spicy thai pesto" americano, dal "Parma salami" del Messico, dal "salami calabrese" made in Canada o ancora dai "chapagetti" coreani. D’altronde l’agro-pirateria internazionale fa dei colori, delle parole, delle località e dei simboli tipicamente italiani, un punto di forza per la pubblicità ingannevole verso il consumatore finale.

L’informazione ed un uso più adeguato delle funzionalità della rete, sono solo un primo passo, a cui dovranno necessariamente seguire accordi internazionali e una regolamentazione condivisa a livello europeo, per la difesa del patrimonio culinario ed alimentare del nostro Paese.
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