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L'industria del Risparmio - 23 settembre 2013

24 Settembre 2013 14:00
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Il carry trade è una delle strategie di portafoglio più utilizzate dai gestori che ricorrono a strategie alternative. In cosa consiste? Il gestore si finanzia in un paese con costo del denaro basso e, in contemporanea, utilizza queste risorse prese a prestito per investire in strumenti finanziari di un altro paese con tassi di intesse più elevati oppure in opportunità a più alto rischio come per esempio azioni e materie prime.

Affinchè l’intera operazione si chiuda con una plusvalenza è indispensabile che il cambio valutario resti stabile e, soprattutto, che non si inverta bruscamente la tendenza di mercato della valuta scelta per chiedere il prestito. Per queste ragioni l’investitore che ricorre al carry trade deve essere un abile conoscitore dei mercati.

Per esempio lo yen giapponese, che fino a metà maggio aveva permesso a molti investitori di essere usato come valuta in acquisto per il carry trade (grazie ai bassi tassi di interesse e alla debolezza del cambio) ha poi improvvisamente invertito la tendenza dopo il 22 maggio: da quella data al 13 giugno, il cambio euro / yen è passato da 133,26 a 125,36 provocando perdite di oltre sei punti percentuali agli investitori che avevano in portafoglio una strategia di tipo carry trade con sottostante titoli in yen.
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