Affari&Finanza
L'industria del Risparmio - 25 giugno 2012
27 Giugno 2012 14:00
La strategia utilizzata dai gestori per incrementare il rendimento di un’operazione finanziaria incrociando il livello dei tassi di interesse legati ad una valuta e l’andamento dei cambi valutari, prende il nome di carry trade. L’operazione consiste nell’acquistare strumenti finanziari e titoli in un Paese con un costo del denaro basso e, in parallelo, nell’impegnare queste risorse in prodotti finanziari di un altro Paese con tassi di intesse piu` elevati o in opportunita` a piu` alto rischio come per esempio azioni e materie prime.
È essenziale, per una favorevole riuscita dell’operazione nel suo insieme, che il cambio valutario resti stabile e, soprattutto, che non si inverta il trend a favore della valuta con i tassi piu` contenuti. Il rischio infatti e` che la divisa con i tassi di interesse piu` bassi si rafforzi rispetto a quelle con i saggi di interesse piu` alti vanificando non solo l’extra rendimento atteso ma anche il capitale investito.
Facciamo un esempio.
Si ipotizzi di esporsi con un debito in yen a 10 anni ad un tasso di mercato dell’1,0% e con il cambio euro / yen a quota 110. Successivamente si investe l’importo incamerato in bond decennali denominati in dollari australiani che offrono un tasso annuale del 4,1% con un cambio euro / dollaro canadese pari a 1,28. Se dopo tre mesi il cambio euro / yen e` rimasto stabile a 110 e quello euro / dollaro canadese a 1,28 l’operazione consente di incamerare, in caso di tassi decennali stabili, l’uno per cento: ma se il tasso d’interesse dei bond di Sidney salisse dello 0,5%, la strategia accuserebbe una perdita del 4,6% circa, che vanificherebbe il guadagno dell’1% di interessi.
Chi adotta il carry trade deve fare molta attenzione alle possibili tensioni sui mercati finanziari: nella recente crisi estiva del debito sovrano, per esempio, tra giugno e settembre 2011 la divisa giapponese (una delle piu` usate per il carry trade in virtu` dei tassi di interesse molto bassi) si e` rivalutata di oltre l’11% provocando ingenti perdite a coloro che l’hanno adottata come sottostante ad una strategia di tipo carry trade.
È essenziale, per una favorevole riuscita dell’operazione nel suo insieme, che il cambio valutario resti stabile e, soprattutto, che non si inverta il trend a favore della valuta con i tassi piu` contenuti. Il rischio infatti e` che la divisa con i tassi di interesse piu` bassi si rafforzi rispetto a quelle con i saggi di interesse piu` alti vanificando non solo l’extra rendimento atteso ma anche il capitale investito.
Facciamo un esempio.
Si ipotizzi di esporsi con un debito in yen a 10 anni ad un tasso di mercato dell’1,0% e con il cambio euro / yen a quota 110. Successivamente si investe l’importo incamerato in bond decennali denominati in dollari australiani che offrono un tasso annuale del 4,1% con un cambio euro / dollaro canadese pari a 1,28. Se dopo tre mesi il cambio euro / yen e` rimasto stabile a 110 e quello euro / dollaro canadese a 1,28 l’operazione consente di incamerare, in caso di tassi decennali stabili, l’uno per cento: ma se il tasso d’interesse dei bond di Sidney salisse dello 0,5%, la strategia accuserebbe una perdita del 4,6% circa, che vanificherebbe il guadagno dell’1% di interessi.
Chi adotta il carry trade deve fare molta attenzione alle possibili tensioni sui mercati finanziari: nella recente crisi estiva del debito sovrano, per esempio, tra giugno e settembre 2011 la divisa giapponese (una delle piu` usate per il carry trade in virtu` dei tassi di interesse molto bassi) si e` rivalutata di oltre l’11% provocando ingenti perdite a coloro che l’hanno adottata come sottostante ad una strategia di tipo carry trade.
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