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Azionario globale, perché preferiamo una prudenza tattica

25 Gennaio 2016 11:21
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Per Larry Hatheway, Capo Economista e Head of Multi-Asset Portfolio Strategy di GAM, liquidare in questo momento i titoli azionari porterebbe solo all’effetto indesiderato di contabilizzare perdite facendo sfumare, contestualmente, la possibilità di partecipare al recupero suggerito dai dati fondamentali.

“In quest’ottica, la nostra strategia si basa sul non prendere decisioni affrettate per limitare il rischio. Invece, siamo più inclini a ricollocarci nuovamente, in maniera tattica, sull’azionario globale quando noteremo una diminuzione delle pressioni sul mercato” rivela Larry Hatheway secondo il quale l’attuale sell-off (vendita sul mercato di titoli senza limiti di quantità e di prezzo) trova un difficile riscontro nei fondamentali. Basti pensare, puntualizza il manager, che anche i settori che non sono influenzati dal prezzo del greggio e che subiscono solo marginalmente l’influenza della Cina come ad esempio, l’healthcare (-11% da inizio anno), stanno arretrando in linea con i movimenti degli indici di mercato.

È vero, ammette Larry Hatheway che le condizioni di crescita globali sono risultate deludenti rispetto alle aspettative del consenso, ma non si stanno certo deteriorando nei termini sperimentati dai ribassi dei mercati finanziari: i settori più sensibili nell’economia mondiale come, ad esempio, il comparto manifatturiero, suggeriscono l’avvicinarsi di un periodo di stasi piuttosto che di una recessione. Inoltre, l’impostazione delle politiche economiche nelle economie avanzate rimane espansiva, in particolar modo in Europa e in Giappone.

Secondo i sondaggi più recenti della BCE, il mercato dei prestiti e la domanda di credito continueranno a migliorare quest’anno. “Perciò un livello di supporto sarà probabilmente trovato grazie a una commistione di stabilità dei dati macroeconomici e la percezione di un mercato oversold (ipervenduto). Fortunatamente, noi sospettiamo che i dati macro saranno di supporto, almeno per quanto riguarda i Paesi del G3 (Stati Uniti, Eurozona, Giappone), anche se restiamo cauti riguardo a possibili sorprese negative in Cina” conclude Larry Hatheway.
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