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Idee di investimento – Obbligazioni – 02 maggio 2016

2 Maggio 2016 09:26
financialounge -  bund idee di investimento mercati emergenti mercati obbligazionari titoli di stato
Nell’articolo “Bund tedeschi, forse è scattato l’allarme come nel 2015” si mettono a confronto gli andamenti dei titoli di stato di Berlino nei primi 4 mesi del 2015 e nei primi 4 mesi di quest’anno per sottolineare l’esistenza di una forte analogia. L’anno scorso, dal primo gennaio al 22 aprile 2015, il JPM Germany Government bond index (il paniere che riflette l’andamento medio dei titoli di stato tedeschi) aveva guadagnato il +3,9% mentre quest’anno segna un +3,4%. Ma, dal 7 aprile scorso al 22 aprile il JPM Germany Government bond index è sceso del -1,167% e qualche attento osservatore, ricordando il comportamento tenuto dai titoli di stato tedeschi nei successivi otto mesi dello scorso anno, ha cominciato a sospettare che possa essere scattato l’allarme come nel 2015. L’anno scorso, infatti, dopo aver aperto i primi mesi in accelerazione (come accennato prima +3,9% dal primo gennaio al 22 aprile 2015), i bund tedeschi hanno sperimentato una violenta correzione che ha portato l’indice JPM Germany Government bond index a perdere oltre sei punti percentuali in due mesi (dal 22 aprile al 22 giugno) per poi recuperare solo in parte il terreno perduto e chiudere l’anno con una perdita, rispetto al massimo del 22 aprile, del -4 per cento. Gli andamenti del passato non necessariamente si ripetono ma la ragione che ha generato la correzione dei prezzi dei bund del 2015 è la stessa di oggi: la ricerca di investimenti sicuri e solidi per via delle preoccupazioni circa le prospettive economiche globali. Proprio questo secondo fattore di forza dei bund è quello che, nella seconda parte del 2015, è venuto meno provocando la forte correzione dei prezzi: chi ha in portafoglio bund, o intenda acquistarli, deve necessariamente sapere che questa «polizza» di sicurezza ha un costo che potrebbe rivelarsi piuttosto oneroso nei prossimi mesi.

Ecco quindi la necessità di ricercare fonti alternative di reddito. Avendo molta pazienza, un lungo periodo di tempo per raccogliere i frutti e una buona tolleranza alle brusche oscillazioni dei corsi, soprattutto nelle valute locali. Cioè i tre indispensabili atteggiamenti che il risparmiatore deve soddisfare quando intenda investire nei mercati emergenti. A ricordarlo, nell’articolo “Mercati emergenti, perché serve un gestore professionale”, è Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, che ammette un cauto ottimismo in funzione delle valutazioni, arrivate a livelli estremamente bassi, e del sottopeso dell’asset class pressoché in tutti i portafogli. Ma occorre comunque evitare il pericoloso fai da te e ricorrere ai gestori professionali in grado di sfruttare le tante potenzialità dei mercati emergenti senza esporsi a rischi eccessivi. “Il Brasile è uno dei pochi paesi dell’America Latina in cui le esportazioni stanno aumentando” fa presente Enzo Puntillo di GAM che poi spiega: “Il Paese sudamericano è attualmente uno dei nostri trade preferiti, l’incertezza politica attorno all’impeachment della presidente Rousseff resta un rischio eppure non vediamo spazi per significativi, ulteriori peggioramenti”. A questo si aggiunge il momentum economico. In GAM i manager sono dell’avviso che demografia, bassa produttività e livelli di debito ancora elevati continueranno a essere ostacolo ad una crescita globale più forte. Nell’equazione entrano anche i prezzi delle materie prime, petrolio soprattutto, la cui stabilizzazione è un ulteriore tessera del mosaico. Il rischio di un re-pricing in funzione delle future mosse della Federal Reserve impongono in ogni caso attenzione e selettività, con la preferenza per le emissioni in valuta forte. “Lasciare al gestore specialista la responsabilità delle preferenze relative e della selezione dei paesi (e dei settori, delle valute, dei singoli titoli) è naturalmente l’irrinunciabile presupposto per investire in questa classe di attivo” conclude Carlo Benetti.

La visione positiva sul debito emergente in valuta forte è condivisa da Sylvie Golay Markovich, Head Fixed Income Analysis di Credit Suisse . Supportati da una continua ripresa dei prezzi del petrolio, da dati economici migliori cinesi delle precedenti stime e con i dati trimestrali di bilancio di JP Morgan migliori delle previsioni, le obbligazioni dei mercati emergenti (ME) hanno potuto mettere e segno una solida performance. “Fondamentalmente, manteniamo un giudizio positivo sulle obbligazioni in valuta locale dei ME, con le pressioni inflazionistiche in ulteriore allentamento sui mercati principali” specifica, nell’articolo “Area dollaro, meglio il debito emergente che gli high yield”, Sylvie Golay Markovich che invece è più cauta per quanto riguarda le obbligazioni high yield alla luce del quadro ancora molto fragile dei fondamentali, come evidenziato dal fallimento di Peabody Energy, la più grande azienda privata del settore carbonifero.
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