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Idee di investimento – Azioni – 15 gennaio 2018

15 Gennaio 2018 09:37
financialounge -  Europa fusioni e acquisizioni geopolitica idee di investimento mercati azionari USA
“Riteniamo che vi siano alcuni rischi che non bisogna sottovalutare” tiene a precisare, nell’articolo “BlackRock: La geopolitica non interromperà la tendenza economica positiva”, Richard Turnill, Global Chief Investment Strategist di BlackRock, il cui riferimento è, soprattutto, al potenziale impatto che potrebbe provocare sui mercati un approccio protezionistico degli Stati Uniti al commercio internazionale. “Questo è un rischio che potrebbe scuotere la crescita globale e le prospettive di profitto e mettere in discussione le nostre prospettive economiche. Qualunque interruzione dei colloqui dell’accordo di libero scambio dell’America del Nord sarebbe un segnale molto negativo per il commercio globale, con ripercussioni negative soprattutto sulle azioni dei mercati emergenti (EM) a breve termine” spiega Richard Turnill che poi indica la sua seconda preoccupazione: le crescenti tensioni commerciali con la Cina. Alla luce di tutte queste considerazioni, lo strategist preferisce mantenere la propria preferenza per le azioni dei mercati emergenti e dei mercati sviluppati non statunitensi, privilegiando, in parallelo, una diversificazione nell’ambito dei titoli del Tesoro degli Stati Uniti.

Intanto la riforma fiscale statunitense potrebbe essere un evento chiave cui prestare attenzione nel corso del 2018 per il mercato delle fusioni e acquisizioni e per quello azionario in generale. Ne è convinto Roberto Bottoli, responsabile delle strategie Merger Arbitrage di GAM. “Se la riforma dovesse avere successo, ci potremmo aspettare un incremento nelle attività di acquisizioni e fusioni, che potrebbe essere implementata con le ulteriori risorse rese disponibili dal risparmio in termini di tasse e dal possibile rimpatrio dei capitali” specifica, nell’articolo “USA, fusioni e acquisizioni favorite dalla riforma fiscale”, Roberto Bottoli secondo il quale la riforma introduce in parallelo un limite alla deducibilità delle spese per interessi. “Si tratta di un aspetto che potrebbe ridurre il ricorso al debito e rendere non economicamente convenienti certi buyout a leva (acquisizione di una società mediante lo sfruttamento della capacità di indebitamento della società stessa, ndr), operazioni tipiche delle società di private equity, limitando di conseguenza questa tipologia di transazioni” puntualizza il manager.

Resta il fatto che, nonostante un rialzo senza (quasi) soluzione di continuità da circa nove anni, e dopo un altro anno record, non sembra assolutamente scemare la predisposizione positiva degli investitori verso la borsa americana. L’ultimo sondaggio sul sentiment degli investitori a cura di AAII (The American Association of Individual Investors), condotto il 3 gennaio e ripreso nell’articolo “Wall Street, sentiment rialzista al massimo da sette anni”, indica che il 59,8% degli investitori intervistati è rialzista sul mercato, il che significa che prevedono che le quotazioni saranno più alte nei prossimi sei mesi. Si tratta del livello più alto in circa sette anni, ovvero rispetto al 63,3% censito il 23 dicembre 2010, ed è significativamente superiore alla media storica del 38,5%.

Spostandosi sullo scacchiere europeo, il 2017 ha visto in Europa l’ottimismo economico prevalere sul populismo. “La nostra strategia d’investimento non ha subito cambiamenti radicali entrando nel nuovo anno” tiene a precisare, nell’articolo “Azionario Europa, massima attenzione a IPO e M&A”, Philip Dicken, Responsabile azionario Europa di Columbia Threadneedle Investments, che subito dopo aggiunge: “Le valutazioni di molte aziende difensive di alta qualità sono aumentate sulla scia del miglioramento delle condizioni economiche. Pertanto, la ricerca di società di qualità ma sottovalutate si è intensificata”. Il manager, in particolare, vede opportunità di crescita all’interno dei settori industria, tecnologia e servizi al consumatore, ma suggerisce di puntare anche su selezionate nuove quotazioni di matricole in borsa e sulle operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni). “Un numero crescente di imprese in Europa viene quotato sul mercato tramite IPO (initial pubblic offering). Queste società offrono opportunità entusiasmanti agli investitori selettivi disposti a esaminare attentamente ciascuna tesi d’investimento e ad assicurare che la governance sia solida. Un’altra valida fonte di rendimento per i gestori attivi è rappresentata dal livello sostenuto dell’attività di fusione e acquisizione” puntualizza infatti Philip Dicken.

Restando in tema di gestione attiva, nell’articolo “Factor investing azionario, i tre aspetti che gli investitori devono considerare”, viene spiegato a cosa prestare attenzione relativamente ai cosiddetti “fattori di investimento” (factor investing) che stanno diventando sempre più popolari tra gli investitori azionari alla ricerca di rendimenti più elevati o di extra rendimento rispetto alla media di mercato. Andrew F Pyne, Equity Strategist di PIMCO, pur riconoscendo che tali fattori rappresentano il nuovo capitale azionario attivo (dal momento che molte di queste strategie posso potenzialmente generare extra rendimenti rispetto agli indici passivi ad un costo inferiore rispetto alla tradizionale gestione attiva), si interroga su quali siano gli aspetti da considerare per evitare errori. La sua conclusione è che la valutazione delle strategie basate sui fattori di investimento si riduce a tre considerazioni chiave: assicurarsi che i fattori siano robusti, prestare attenzione alle valutazioni, e considerare i costi di implementazione. Per quanto riguarda le valutazioni, lo strategist specifica: “Proprio come le asset class, i settori e le singole azioni, anche i fattori di investimento possono diventare costosi o economici ed essere sottoposti a drastiche revisioni. Il pericolo per gli investitori è che la scelta di una strategia focalizzata su fattori costosi, che possono indicare un commercio affollato, possa ridurre le prospettive future di rendimento”. Andrew F Pyne, per depotenziare questo rischio, raccomanda la diversificazione: ne deriva, che strategie multi-factor possono essere una soluzione interessante.
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