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Elezioni 2018: ai mercati piace il gioco a perdere

L’esito meno auspicato è un netto vincitore in grado di governare senza alleanze. Unicredit è il titolo da tenere d’occhio per capire l’umore degli investitori. Ma attenzione anche al voto della SPD tedesca sull’alleanza con la Merkel.

2 Marzo 2018 07:50
financialounge -  elezioni Italia germania italia Morning News Unicredit

Si dice sempre che i mercati finanziari vogliono certezze. In caso di elezioni vuol dire che vogliono un vincitore netto, sapere chi comanda e governa, possibilmente appena chiuse le urne. La regola decisamente non vale per le elezioni italiane del 4 marzo 2018, anzi vale l’opposto. I mercati e gli investitori fanno il tifo perché nessuno vinca, e la sorpresa che potrebbe spiazzarli, e magari far scattare le vendite, sarebbe proprio la vittoria netta di uno dei tre schieramenti in campo: una vittoria che possa renderlo in grado di governare da solo. Molti report puntano in questa direzione, come uno recente di Deutsche Bank secondo cui un esito di tutti sconfitti, che rendesse praticamente impossibile un’alleanza stabile e riportasse al voto entro pochi mesi, sarebbe addirittura positivo, magari dopo una sbandata iniziale.

GOVERNO STILE TRUMP
Il sito Daily Reckoning, specializzato nella gestione del rischio, vede ad esempio il rischio maggiore in una vittoria netta e autosufficiente del Centrodestra, che darebbe vita a un governo stile Trump, duro sull’immigrazione, morbido con la Russia e diffidente verso le istituzioni multilaterali. La miscela perfetta per far fare un ulteriore passo avanti al processo di scollamento europeo in corso. Il che non vuol dire che ai mercati non piaccia Berlusconi. Anzi. Non piace un Berlusconi prigioniero di Salvini e dei Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, ma piace sicuramente un Berlusconi costretto suo malgrado (neppure troppo) a mettersi d'accordo con il PD per portare avanti l'agenda Gentiloni. L’Italia ha agganciato la crescita europea, le banche sono sulla via di risoluzione dei problemi a cominciare dagli NPL, i conti pubblici, grazie anche alla ripresa, stanno rientrando nell’alveo di una dinamica più controllata. Se forze diverse sono costrette a mettersi d’accordo non potranno allontanarsi troppo dalla strada tracciata da Gentiloni negli ultimi 14 mesi. Se invece vince uno schieramento solo, potrebbe tentare di imprimere una sterzata dagli esiti imprevedibili.

APPROFONDIMENTO
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IL TERMOMETRO È UNICREDIT
Da cosa si capirà come la prende il mercato a urne chiuse? Qualcuno guarderà lo spread, ma sul fronte del debito sovrano c’è Draghi che vigila, e sarà difficile vedere scossoni forti impattare il BTP. Qualcun altro guarderà gli indici di Piazza Affari, ma anche qui non è detto che ci siano indicazioni precise. Un’idea, per capire le sensazioni dopo le elezioni 2018, potrebbe essere prendere un singolo titolo, e focalizzarsi su quello. Quale? Unicredit. È il titolo che rappresenta meglio il percorso fatto dall’Italia dal 2016 in poi, rappresenta la pulizia operata dalle banche, ma rappresenta soprattutto il peso che oggi hanno gli investitori internazionali sul mercato italiano. Unicredit è ormai un’autentica public company, i grandi fondi esteri contano molto di più delle vecchie fondazioni, a differenza ad esempio di Intesa, e rappresenta il distillato perfetto di come l’investitore globale vede l’Italia.

INTANTO IN GERMANIA...
Last but non least. Attenzione, domenica sera non c’è solo il voto italiano. C’è anche quello tedesco, in particolare quello degli iscritti alla SPD che devono dire sì o no alla grande coalizione con Angela Merkel. È abbastanza un testa a testa, stando ai sondaggi. Se ne parla poco, soprattutto sui media italiani. Ma una sorpresa tedesca potrebbe essere molto più destabilizzante di un esito solo apparentemente sorprendente del voto in Italia.

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