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Alessandro Aspesi

Borse, perché la gestione attiva avrà una marcia in più nel 2016

2 Dicembre 2015 10:43
financialounge -  Alessandro Aspesi Columbia Threadneedle Investments gestione attiva
Gli ETF (i fondi passivi quotati in Borsa) stanno continuando ad affermarsi anche sul mercato italiano. Tuttavia, negli ultimi anni qualcosa è cambiato e i gestori attivi hanno ricominciato a riguadagnare quote di mercato. Un processo che, secondo alcuni attenti osservatori, dovrebbe confermare la marcia della gestione attiva dei portafogli azionari anche nel 2016. Il punto di partenza per comprendere questa nuova tendenza, è constatare che il dibattito sulla sfida tra gestori attivi e gestori passivi negli ultimi anni è stato inquadrato principalmente solo in termini di costi, perché i fondi attivi risultano più costosi rispetto ai fondi passivi. Sono stati infatti del tutto o quasi ignorati i vantaggi dei fondi a gestione attiva, intesa come strategie di portafoglio a lungo termine con scelte di portafoglio per ottenere risultati migliori per gli azionisti sfruttando al meglio la capacità di evitare determinati settori e titoli che sono sopravvalutati o che potrebbero soffrire ostacoli strutturali.

Negli ultimi anni, gli investitori in ETF che replicano indici rappresentativi del mercato ampio, altrimenti conosciuto come beta di mercato, hanno beneficiato dell’abbondante liquidità guidata dai QE (quantitative easing), che ha determinato un rialzo generalizzato delle attività a rischio (tra cui, in particolare, le azioni). Tuttavia, non appena la liquidità globale tenderà a deteriorarsi, un focus sull'esposizione al solo beta è improbabile che possa essere altrettanto gratificante in termini di rendimento come lo è stata in passato. La riduzione della liquidità globale significa che non ci sarà più un ingente flusso di cash capace di sollevare tutti gli attivi. Pertanto le dispersioni nei rendimenti offerti dalle singole azioni sono destinate ad aumentare con l'avvento ad una politica monetaria meno accomodante.

“I gestori azionari attivi sono stati in grado di aggiungere valore in quantità significativa ai portafogli nel 2015, evitando i settori energetico e materie prime e quelli legati alla Cina. Questo ambiente favorevole per i gestori attivi dovrebbe rimanere nel 2016 e nei prossimi anni, anche in considerazione del fatto che l'era «anomala» della bassa volatilità sta per volgere al termine” fa presente Alessandro Aspesi, Country head Italy di Columbia Threadneedle Investments, che poi spiega perchè un investitore, in particolare un piccolo risparmiatore, dovrebbe investire nei fondi a comuni a gestione attiva: “Investire nel beta del mercato, tramite fondi a gestione passiva, permette di guadagnare quanto gli indici di Borsa nel lungo periodo e non incentiva i piccoli investitori a spendere un sacco di tempo nello scegliere i singoli titoli: la loro principale preoccupazione è quella di pagare il meno possibile le commissioni annuali di gestione. Il problema è che sono davvero una piccola percentuale gli investitori che si possono permettere di avere un orizzonte temporale di lungo e lunghissimo termine (da 10 anni in su). Per periodi di tempo brevi si registrano variazioni anche significative nei rendimenti generati dai singoli titoli, paesi e settori, che possono essere catturati da gestori specializzati nello stock picking (selezione dei singoli titoli, settori e Borse). E, dal momento che siamo fermamente convinti che i mercati siano inefficienti, crediamo che un approccio attivo possa essere davvero determinante”.
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