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Il nucleare, da minaccia a risorsa

Con i conflitti attualmente in corso, specialmente in Russia, si è fatto più volte il nome del nucleare come arma. In altre parti del globo, però, questa parola vuole presentarsi con una nuova veste, fatta di opportunità green per il futuro dell’energia. Da che parte si volgerà il mondo?

di Lorenzo Cleopazzo 3 Marzo 2024 09:30
financialounge -  economia energia nucleare sunday view

Forse, a volte, capire un suono è anche una questione di vista. Forse, a volte, non basta l’udito per intuire fino in fondo il suo significato. Forse, a volte, ciò che ci occorre è poter osservare l’origine di quel rumore per cogliere qualsiasi inflessione invisibile all’orecchio.

Il nervosismo celato nella voce può essere sbugiardato dalle espressioni, la serenità nell’articolare certe parole può essere confermata dal rilassamento sul viso di chi le pronuncia, così come dalla scelta delle parole stesse. Insomma, per andare sul sicuro con certi messaggi, è sempre meglio coglierli nella sua interezza: questo vale magari per qualche virgolettato estrapolato con un taglia e cuci qua e là, ma anche per concetti come quello di “nucleare”. Una parola che, per retaggio nostro, vive di un senso oscuro e malvagio, ma che oggi merita di essere vista sotto una nuova luce.

Nel Sunday View di questa prima domenica di marzo affrontiamo lo spinoso tema dell’energia nucleare, da minaccia bellica a risorsa per il nostro pianeta.

QUESTIONE DI TONO


Oggi, in occidente, il nucleare spesso è visto con un’accezione molto negativa, figlia di due bombe sganciate nel ’45 e di due disastri naturali. Hiroshima e Nagasaki, Chernobyl e Fukushima, tutti nomi che hanno contribuito alla paura creatasi attorno a questo termine non meno dei protagonisti della Guerra Fredda o dell’attuale invasione russa dell’Ucraina.

Sempre oggi, sempre in occidente, c’è chi vuole dare una nuova veste a questa risorsa; c’è chi vuole vederla come un’opportunità e non come una minaccia, spogliandola di ogni criticità e donandole una nuova dignità. Sfruttare il nucleare per creare impianti green e a basso impatto ambientale dovrebbe essere il futuro della nostra produzione e del nostro consumo energetico, come ha affermato in settimana l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. Negli stessi giorni, la Banca europea per gli investimenti – la BEI di cui abbiamo parlato qualche tempo fa –, nella figura della sua nuova presidente Nadia Calviño, aveva esplicitato la volontà di non rimanere indietro sui “reattori modulari”, ovvero sistemi componibili di piccole unità grosse non più di un container, in grado di provvedere al fabbisogno energetico di un’area, senza la necessità di creare grosse centrali. Per molti Paesi UE è il futuro, mentre per Cina e Russia è già il presente. Ecco perché Calviño ha detto che si vogliono finanziare nuovi progetti: non solo per un fattore di indipendenza energetica, ma anche per cominciare finalmente la svolta verso una produzione energetica più rispettosa dell’ambiente. Perché sì, l’energia nucleare è di gran lunga più green delle altre, solo che questa parola – “nucleare” – ci suona così spaventevole che quasi la vorremmo evitare a priori, con tutto ciò che ad essa è collegato. Questione di tono? Non solo, perché i malintesi legati al nucleare nascono ben prima del nucleare stesso.

UN MONDO CONFUSO


Su le mani quanto hanno visto Oppenheimer! Bello, eh? Così colossale, così empatico, così vivo... Da essere storicamente errato.

Premesso, il film è effettivamente un bel film, però, con buona pace di Cristopher Nolan, ci sono delle cose che non sono andate proprio come sono state raccontate. Il blockbuster con ben 13 nomination agli Oscar si concentra sulla figura ambigua di J. Robert Oppenheimer, fisico statunitense nel mirino dei servizi d’intelligence per le sue presunte simpatie con le frange comuniste, che proprio per questo fu tenuto lontano dalla creazione del primo piano che portò all’impiego militare del nucleare, il Progetto Manhattan. Da qui alla sua fama di ‘padre della bomba atomica’ il passo fu incredibile: pare, infatti, che sia venuto a conoscenza del segretissimo progetto per puro caso, quando si è aggiunto alla conversazione in merito di due sue amici fisici, già selezionati per le ricerche, che hanno continuato a parlarne come se fosse a bordo anche lui. Incredibile, vero? Ma ciò che è ancora più pazzesco, è che il peso specifico più rilevante nelle ricerche del Progetto Manhattan non fu di J. Robert, ma di E. Fermi. Il nostro Enrico, prendendo le mosse da alcune scoperte precedenti, arrivò a controllare la fissione nucleare, quel processo fisico per cui il nucleo di un atomo viene scisso in due, rilasciando una grande quantità di energia. Con la sua famosa pila, dove convogliò il processo a catena che aveva appena governato, diede un enorme impulso al Progetto, solo che su Fermi nessuno ha fatto un filmone nominato agli Oscar. Questione di malintesi.

ATOMI VERDI


Difesa e indipendenza energetica sono due temi su cui si punta molto in Europa, specialmente ora con tutti i conflitti che vessano la cartina. E mentre in Italia è stata presentata una proposta di legge per investire sul nucleare di ultima generazione, in Europa sono tantissimi Paesi a chiedere alla BEI degli sviluppi in merito dopo il blocco del 1987. L’obiettivo è sempre il medesimo: spingere sulla decarbonizzazione, contrastare i cambiamenti climatici e rendersi maggiormente autonomi rispetto alle importazioni energetiche da altri Paesi. Calviño promette sviluppi in questo senso, mentre molti player, istituzionali e non, in giro per il mondo stanno sempre più provvedendo a munirsi di policy precise contro qualsiasi investimento che vada nella direzione del nucleare dannoso. Secondo i dati, la spesa del 2022 dei programmi atomici è stata pari a 82,9 miliardi di dollari, in aumento rispetto agli anni precedenti. Grazie all’iniziativa Nobel per la pace ICAN – Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari – e all’Ong Pax, si è creato un vero e proprio programma di disinvestimento sulla bomba atomica chiamato ‘Don’t bank on the bomb’. Questo manifesto non solo mette in luce le istituzioni finanziarie che sono già attive in merito, ma evidenzia anche l’importanza fondamentale della finanza tutta, affinché aiuti a rivalutare la percezione del nucleare attraverso investimenti che confermino quest’energia in una chiave etica e ambientale.

Intanto in molti Paesi stanno nascendo strumenti legislativi che vorrebbero imporre a chi produce armi, e a chi li finanzia, quantomeno di evidenziare i loro possibili risvolti negativi lato Esg. E se avete sentito un certo click nella testa leggendo “armi” e “possibili risvolti negativi” nella stessa frase, è del tutto normale, altro che malintesi.

Qualcosa si sta muovendo: il nucleare deve passare da una paura del passato a una risorsa per il futuro. L’unica incertezza è legata al presente, e tutto dipende dalla direzione in cui il mondo sceglierà di andare.

BONUS TRACK


La corsa al nucleare cambia di paradigma: dall’incombere degli armamenti di ieri, all’urgenza di un nuovo modello sostenibile di oggi. Ed è incredibile come gli stessi attori che spingevano per gli uni, adesso spingono per l’altro. Le priorità cambiano, per fortuna.
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