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Il discorso

Draghi torna a parlare: “L’Ucraina deve vincere o per l'Ue sarà colpo fatale”

Prima uscita per l’ex premier, da quando ha lasciato Palazzi Chigi, che dal MIT ha parlato anche di inflazione “più resiliente del previsto”. Questo renderà necessaria “probabilmente una cauta continuazione della stretta monetaria”

di Fabrizio Arnhold 8 Giugno 2023 09:47
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“La brutale invasione russa dell’Ucraina non era un atto di follia imprevedibile” ma “un passo premeditato” di Vladimir Putin e “un colpo intenzionale per l’Ue”. Lo ha detto l’ex premier, Mario Draghi, parlando al MIT di Boston, nella sua prima uscita pubblica da quando ha lasciato Palazzo Chigi. “I valori esistenziali dell’Unione europea sono la pace, la libertà e il rispetto della sovranità democratica”, ed è “per questo che non c’è alternativa per gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati se non garantire che l’Ucraina vinca questa guerra”.

“COLPO FATALE”


Per Draghi, accettare una vittoria russa “infliggerebbe un colpo fatale all’Ue”. Perché “accettare una vittoria russa o un pareggio confuso indebolirebbe fatalmente altri Stati confinanti e manderebbe un messaggio agli autocrati che l’Ue è pronta a scendere a compromessi su ciò che rappresenta, su ciò che è. Segnalerebbe inoltre ai nostri partner orientali che il nostro impegno per la loro libertà e indipendenza - un pilastro della nostra politica estera - non è poi così incrollabile”, ha spiegato l’ex premier.

“PACE STABILE”


“Vincere questa guerra per l'Europa significa avere una pace stabile, e oggi questa prospettiva appare difficile - ha proseguito Draghi -. L’invasione della Russia fa parte di una strategia delirante a lungo termine del presidente Putin: recuperare l'influenza passata dell'Unione Sovietica e l'esistenza del suo governo è ora intimamente legata al suo successo. Ci vorrebbe un cambiamento politico interno a Mosca perché la Russia abbandoni i suoi obiettivi, ma non vi è alcun segno che un tale cambiamento si verificherà", ha aggiunto Draghi.

INFLAZIONE E GUERRA


L’intervento di Mario Draghi, al MIT per ricevere il Miriam Pozen Prize, è stato ampio e ha toccato oltre alle tematiche geopolitiche anche quelle economiche, come il ritorno dell’inflazione. “Supponevamo che le istituzioni che avevamo costruito, insieme ai legami economici e commerciali, sarebbero state sufficienti per prevenire una nuova guerra di aggressione in Europa. E credevamo che le banche centrali indipendenti avessero padroneggiato la capacità di limitare le aspettative di inflazione, al punto da temere una stagnazione secolare”, ha detto Draghi. Ma non è stato così.

TASSI DI INTERESSE PIÙ ELEVATI


Le sfide aperte “sono piuttosto una conseguenza di un cambiamento di paradigma che negli ultimi 25 anni ha visto la geopolitica globale slittare dalla competizione al conflitto”. Un paradigma che “potrebbe portare a tassi di crescita potenziale più bassi e richiederebbe politiche che portino a deficit di bilancio e tassi di interesse più elevati”. L’inflazione “si sta dimostrando più resiliente di quanto inizialmente ipotizzato dalle banche centrali”. E i tentativi di ridurla implicano una lotta che “non è finita e richiederà probabilmente una cauta continuazione della stretta monetaria”, ha preisato l'ex premier.
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