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Strategia multi-tematica

L’approccio multi-tematico di DPAM per contenere la volatilità e diversificare i rischi

La strategia azionaria multi-tematica globale di DPAM è incentrata su sette segmenti di attività con elevato potenziale di crescita a lungo termine: in questa intervista Dries Dury e Aurélien Duval ne illustrano i punti chiave

di Leo Campagna 18 Maggio 2023 09:58
financialounge -  aurélien duval Degroof Petercam Asset Management diversificare dries dury NEWGEMS

Nanotecnologia, Benessere, Ecologia, E-society, Generazione Z, Sicurezza e Produzione 4.0. Sono i settori e i segmenti di attività con un elevato potenziale di crescita a lungo termine su cui si concentrano Dries Dury e Aurélien Duval, Fund Managers Fundamental Equity di DPAM, che guidano la strategia azionaria multi-tematica globale NEWGEMS.

Qual è il vostro approccio negli investimenti tematici?


Quando si investe a livello tematico, bisogna tenere presente che alcuni temi possono diventare sopravvalutati o sovrainvestiti. Un approccio multitematico permette la flessibilità di adattare il portafoglio al tema che offre il miglior profilo rischio/rendimento in un determinato momento. Tale approccio aiuta a contenere la volatilità diversificando il rischio tra i vari settori. La portata globale è utile per cogliere i potenziali vincitori ovunque, diversificando al contempo le regioni. Il focus esclusivo sui temi di crescita innovativi e dirompenti a lungo termine ha dato il nome alla strategia. In generale, privilegiamo le regioni più innovative, come gli Stati Uniti, e le società a media capitalizzazione. Adottiamo uno stile di gestione attivo combinando analisi top down e bottom up che integrano caratteristiche di sostenibilità.

Come scegliete le aziende in cui investite?


La lunga esperienza dei nostri team negli investimenti tematici definisce il pool dei titoli relativi ai sette temi d’investimento della strategia NEWGEMS. A questo uniamo un filtro quantitativo considerando aziende con capitale di minimo 300 milioni di euro e con valutazione basata sul free cash flow. Poi applichiamo lo screening di sostenibilità ed escludiamo le aziende attive in settori controversi o non conformi agli standard globali delle Nazioni Unite. Il processo di analisi successivo considera sia le macro tendenze che le prospettive globali e combina la ricerca a livello quantitativo e qualitativo delle aziende grazie con un approccio bottom up. Il tutto è valutato anche dal punto di vista della sostenibilità per arrivare ad un portafoglio davvero diversificato di circa 70/80 titoli, con un orientamento a favore delle mid cap e dei mercati sviluppati, in particolare gli Stati Uniti.

E per quanto riguarda il controllo dei rischi?


Per questa strategia in particolare ci concentriamo sui rischi di capitale, di cambio, di concentrazione, di mercato e di liquidità, oltre ai rischi legati ai derivati e alla sostenibilità. Per raggiungere i nostri standard utilizziamo un approccio attivo, implementando una rivalutazione regolare del profilo di rischio del portafoglio e delle singole partecipazioni (compreso il loro profilo ESG) per identificare pericoli e opportunità e per modulare la selezione, se necessario.

Guardando al futuro, cosa vi aspettate per il prossimo quinquennio?


Non vediamo alcun rallentamento nelle prospettive a medio e lungo termine dei temi che abbiamo selezionato anzi, alcuni stanno addirittura accelerando, come l’adozione dell’Intelligenza Artificiale. La strategia è piuttosto unica nel suo approccio multi-tematico in combinazione con la sua integrazione ESG, orientamento a media capitalizzazione, natura globale e approccio a bilanciere nella gestione del rischio.

Dove intravedete opportunità ‘fuori dal comune’?


In Europa ci sono alcune società a media capitalizzazione molto interessanti che forniscono soluzioni ecologiche: questo è il vantaggio di poter investire a livello globale e in tutte le capitalizzazioni di mercato. Tuttavia, se sul mercato non esistono occasioni d’investimento uniche o buone alternative ai titoli che si stanno distinguendo, resta conveniente mantenere un’esposizione minima. Basti pensare a quanta strada hanno fatto molte aziende leader nell’energia pulita, nonostante risultassero sicuramente costose negli ultimi due anni.
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