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L'analisi

Columbia Threadneedle Investments: quale sarà l’impatto dell’inflazione sui dividendi?

Jonathan Crown, portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments analizza l’andamento dei dividendi nel 2023 e spiega quali saranno gli effetti dell’inflazione nel medio temine

di Anna Patti 31 Marzo 2023 19:00
financialounge -  Columbia Threadneedle Investments dividendi inflazione Jonathan Crown

Nel 2022 abbiamo assistito al ritorno dell’inflazione ma non al cambiamento delle politiche distributive della società, il che è comprensibile perché si tratta di politiche di lungo termine. Tuttavia dato il perdurare di un lungo periodo di rialzo dell’inflazione dovuto alla deglobalizzazione, alla transizione energetica e a dinamiche demografiche sfavorevoli legate all’aumento del tasso di dipendenza.

SOSTENIBILITA’ DEI DIVIDENDI


In Columbia Threadneedle Investments, stanno adeguando le aspettative a questa nuova normalità per individuare le società con obiettivi sostenibili in termini di dividendi. Jonathan Crown, portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments sottolinea “l’impegno affinché le società presenti in portafoglio siano dotate di pricing power ed abbiano la capacità di gestire la struttura di costo e gli investimenti in conto capitale, operando al contempo con un onere debitorio ragionevole”. Un approccio rigoroso, infatti, risulta oggi più che mai fondamentale, dato che la sostenibilità dei dividendi è una dote sempre più ricercata in un ambiente inflazionistico. Il ritorno dell’inflazione suggerisce di preferire società che offrono redditi e crescita sostenibili perché questo è l'approccio migliore per ottenere un rendimento totale lungo tutto il ciclo.

I DIVIDENDI NEL 2022


Il 2022 è stato un anno positivo per i dividendi, cresciuti in media poco più del 7% a livello globale, in un periodo in cui il PIL mondiale è stato penalizzato dalla guerra in Ucraina e dalla politica zero Covid della Cina. Jonathan Crown, portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments riporta che i beni di prima necessità, i servizi di pubblica utilità e la sanità hanno registrato una crescita dei dividendi del 4-6%; le aziende di questi settori sono state in grado di far fronte all'inflazione, grazie a una combinazione di margini elevati, potere di prezzo e meccanismi di trasferimento. Alcuni dei settori più ciclici come i beni di consumo voluttuari e gli industriali, hanno registrato una crescita dei dividendi poco superiore al 10%, grazie all'effetto combinato della ripresa dei mercati finali, dei prezzi energetici favorevoli e dei dividendi post-pandemia. Il settore dei materiali, invece, ha sofferto a causa dei prezzi delle materie prime, che hanno intaccato i margini di molte aziende, mentre nel settore delle comunicazioni AT&T ha tagliato il dividendo dopo lo scorporo da Warner Media.

I DIVIDENDI NEL 2023


Le prospettive riguardo ai dividendi per il 2023 sono positive. Si prevede un aumento del 4% in media a livello globale, tasso di crescita solida anche se un po' sottotono rispetto al passato. Riguardo ai settori dell’energia e dei materiali, ci si aspetta che i dividendi subiscano le pressioni esercitate dalle oscillazioni dei prezzi delle materie prime, date le politiche di distribuzione dei dividendi adottate da molte società. Nel settore finanziario e in quello dei beni di consumo voluttuari si prevede una crescita discreta, in gran parte legata al recupero dei pagamenti dei dividendi dopo la pausa Covid. Infine, i settori growth difensivi dovrebbero generare una crescita dei dividendi intorno al 4-6%.

LA RIDUZIONE DEI PREZZI DEL GAS


Va riscontrata anche l’attenuazione dell’emergenza energetica in Europa che ha fatto crollare i prezzi del gas spingendo al ribasso l'inflazione e risollevando la fiducia delle imprese: tutti fattori positivi per le azioni. L'inflazione europea scaturita dai problemi alle catene di approvvigionamento legati alla pandemia, si è inasprita a fronte degli effetti della guerra in Ucraina. Si prevede che l’inflazione dei prezzi al consumo scenderà al 3%-4% entro la fine dell'anno, favorendo l'economia europea. L’esperto di Columbia ritiene che l’inflazione non tornerà ai livelli del 2% a cui eravamo abituati da 20 anni, ma rimarrà più vicina al 4%. Le ragioni alla base di questo dato sono molteplici: la carenza di materie prime dopo anni di bassa spesa in conto capitale, la riapertura dell'economia cinese, l'invecchiamento della popolazione europea, i sussidi per la transizione green, la deglobalizzazione e le tensioni militari in Europa. Tutto questo porterà a un aumento dei rendimenti obbligazionari e a una maggiore volatilità di mercato, con un conseguente abbassamento dei multipli P/E (prezzo/utili) rispetto al recente passato.

LA RIPRESA IN EUROPA


In Europa ci sono segnali di ripresa. Secondo Jonathan Crown, portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments il miglior indicatore è l'offerta di moneta, che sembra diminuire ulteriormente. Se l'inflazione si ridurrà, la domanda aumenterà. In Europa vi sono ampi margini di incremento della domanda di beni durevoli, a differenza degli Stati Uniti, dove la domanda ha già superato i livelli pre-pandemia.

LA RIAPERTURA DELLA CINA


Un altro fattore positivo riguarda la riapertura della Cina. Il paese assorbe l'8% delle vendite europee, facendo dell'Europa il suo secondo partner commerciale dopo il Sud-Est asiatico. A seguito della ripresa aumenteranno i consumi, si attenueranno i problemi alle catene di approvvigionamento e il rafforzamento della domanda cinese ridurrà la pressione sul renminbi. Tutti sviluppi che depongono a favore dell'Europa. I settori europei più esposti alla Cina sono i semiconduttori, i beni di lusso, l'energia e le automobili. Quest’ultima, infatti, rappresenta un quarto della domanda di semiconduttori e il 16% di quella dei beni di lusso.

SUL VERSANTE AZIONARIO


Sul versante azionario globale, le valutazioni, secondo l’esperto di Columbia, appaiono nel complesso ragionevoli dopo le flessioni del 2022. In particolare, lo sconto di valutazione tra le azioni europee e quelle statunitensi non è mai stato così ampio. I P/E basati sugli utili dei prossimi 12 mesi sono pari a 10x in Europa e a 17x negli Stati Uniti. Sebbene le aziende statunitensi possano essere più redditizie di altre, con una Cina più forte e un dollaro USA più debole, ci aspettiamo un rialzo delle valutazioni al di fuori degli Stati Uniti.

NEGLI STATI UNITI


Negli Stati Uniti, nel breve termine Columbia prevede possibili rischi per i prezzi degli attivi (azioni e obbligazioni), in quanto il rallentamento dell'inflazione in genere comporta un aumento dei salari reali. La crescita dei salari nominali si manifesterà con uno sfasamento temporale rispetto all'inflazione, data la rigidità del mercato del lavoro statunitense. Infine sottolinea Jonathan Crown l'aumento dei salari reali incoraggerà la spesa al consumo, per cui l'economia potrebbe surriscaldarsi, determinando uno scenario pericoloso, poiché la Fed sarebbe costretta ad alzare nuovamente i tassi e le azioni non reagirebbero bene.
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