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Columbia Threadneedle: la BCE dovrebbe alzare i tassi meno del previsto

Paul Doyle, Responsabile azionario large cap Europa, ritiene che in Europa non sia necessario che i tassi d'interesse salgano ancora di molto dopo l’azione efficace contro caro energia e dipendenza dalla Russia

di Virgilio Chelli 15 Marzo 2023 11:52
financialounge -  BCE Columbia Threadneedle Investments Paul Doyle

Non è necessario che i tassi d'interesse praticati dalla BCE salgano ancora di molto, dopo che l'Europa ha agito tempestivamente per ridurre la sua dipendenza dall'energia russa e l'inflazione è scesa, anche se non tornerà ai livelli precedenti. Nell’economia del vecchio continente emergono accenni di ripresa e una domanda potenzialmente significativa di beni durevoli, anche se con segnali sono ancora contrastanti. Lo sottolinea Paul Doyle, Responsabile azionario large cap Europa, di Columbia Threadneedle Investments, secondo cui la BCE adotterà un rialzo dei tassi minore rispetto alle previsioni di mercato.

L’EUROPA HA AGUZZATO L’INGEGNO E AGITO PRONTAMENTE


Doyle sottolinea che l'Europa ha ‘aguzzato l’ingegno’ e agito prontamente nell’allentare la sua dipendenza dal gas russo, mentre il carovita ha indotto le famiglie a ridurre il consumo di energia abbassando i termostati, e anche le aziende hanno ridotto il consumo di gas, pur preservando la produzione. Inoltre, l’inverno mite ha contribuito a ridurre i consumi. Per ovviare ai problemi di fornitura, la Germania ha costruito i suoi primi cinque terminal galleggianti di gas naturale liquefatto (LNG), mentre il gas norvegese sta arrivando per la prima volta in Polonia.

ALLEVIATA L’EMERGENZA ENERGETICA


L'alleviarsi dell'emergenza energetica ha fatto crollare i prezzi del gas  spingendo al ribasso l'inflazione e risollevando la fiducia delle imprese. Secondo l’esperto di Columbia in prospettiva sono tutti fattori positivi per le azioni. L'inflazione europea scaturita dai problemi alle catene di approvvigionamento legati alla pandemia si è inasprita a fronte degli effetti della guerra in Ucraina, ma ora Columbia prevede che l'inflazione al consumo scenderà al 3%-4% entro la fine dell'anno, favorendo l'economia europea.

L’INFLAZIONE NON TORNERA’ AL 2%


Nel lungo termine, Doyle ritiene che l'inflazione non tornerà ai livelli del 2% a cui eravamo abituati da 20 anni, ma rimarrà più vicina al 4%. Le ragioni sono molteplici, tra cui la carenza di materie prime dopo anni di bassa spesa in conto capitale, la riapertura dell'economia cinese, l'invecchiamento della popolazione europea, i sussidi per la transizione green, la deglobalizzazione e le tensioni geopolitiche. Il tutto porterà a un aumento dei rendimenti obbligazionari e a una maggiore volatilità di mercato, con un conseguente abbassamento dei multipli azionari.

OFFERTA DI MONETA IN DIMINUZIONE


In Europa emergono accenni di ripresa, ma i segnali risultano contrastanti. Il miglior indicatore anticipatore secondo Doyle è l'offerta di moneta, che sembra diminuire ulteriormente. Se l'inflazione si ridurrà come Columbia prevede, la domanda aumenterà. In Europa vi sono ampi margini di incremento della domanda di beni durevoli. Un altro fattore positivo riguarda la fine della politica zero Covid in Cina, che assorbe l'8% delle vendite europee, facendo dell'Europa il suo secondo partner commerciale dopo il Sud-Est asiatico.

I CONSUMI CINESI RIPARTIRANNO


Man mano che i contagi in Cina diminuiranno e i cinesi ricominceranno a viaggiare, la spesa per consumi aumenterà, i problemi alle catene di approvvigionamento si attenueranno, e il rafforzamento della domanda cinese ridurrà la pressione sul renminbi. Anche questi sviluppi depongono a favore dell'Europa. I settori europei più esposti alla Cina sono i semiconduttori, i beni di lusso, l'energia e le automobili, in quanto la Cina rappresenta un quarto della domanda di semiconduttori e il 16% di quella dei beni di lusso.

IL TASSO NEUTRALE EUROPEO E’ BASSO


In conclusione, con i rischi inflazionistici in calo, Doyle si aspetta che la BCE non alzi i tassi nella misura prevista dal mercato. Il tasso neutrale europeo è basso, e l'economia europea è troppo fragile per resistere a forti rialzi dei tassi. Il tasso neutrale reale in Germania è intorno allo zero, mentre in Italia è negativo. La Germania potrebbe sopravvivere con tassi del 2,5%; l'Italia no. L'inflazione in Europa è stata causata da uno shock dell'offerta, ma è stata scongiurata una spirale prezzi/salari, e non è necessario che i tassi aumentino molto.
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