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Dibattito aperto negli Usa

Neuberger Berman: l’impasse politica sul debito USA porterà volatilità

Joseph V. Amato, President e CIO Equities ripercorre i precedenti e analizza le implicazioni di mercato del confronto politico sul tetto al debito. Alla fine ci sarà l’accordo. Turbolenze possibili ma anche opportunità

di Virgilio Chelli 22 Febbraio 2023 16:45
financialounge -  azioni Joseph V. Amato mercati Neuberger Berman

Alla fine, il Congresso americano innalzerà il tetto del debito federale, ma è importante analizzare l’effetto di questi impasse politici sui mercati. Negli ultimi tempi, giustamente, i mercati si sono concentrati molto su inflazione e tassi d’interesse, ma ci sono altri problemi che richiedono attenzione. La scorsa settimana l’Ufficio di bilancio del Congresso ha fatto sapere che, secondo le sue proiezioni, se il tetto del debito rimane invariato, la capacità del governo americano di contrarre prestiti con misure straordinarie si esaurirà tra luglio e settembre, il che suona piuttosto minaccioso.

RISCHIO DI NON ONORARE GLI IMPEGNI


Lo sottolinea nel suo commento settimanale Joseph V. Amato, President e CIO Equities di Neuberger Berman, secondo cui se il limite del debito non viene alzato o sospeso prima dell'esaurimento delle misure straordinarie, il governo non sarebbe in grado di onorare integralmente i propri obblighi. Il governo dovrebbe ritardare alcuni pagamenti, non adempiere ai propri obblighi di debito, minando potenzialmente alla radice il tasso “risk-free” che rappresenta le fondamenta stesse del sistema finanziario globale. Anche se un evento così estremo sia altamente improbabile, secondo Amato è importante comprendere il percorso verso la risoluzione dell’impasse.

IL FONDO DEL BARILE TRA LUGLIO E SETTEMBRE


L’esperto di Neuberger Berman spiega che ogni aumento del tetto del debito federale deve essere approvato sia dal Congresso che dal Presidente, come è successo oltre 100 volte dalla Seconda Guerra Mondiale. L’attuale limite fissato a 31.380 miliardi di dollari è stato raggiunto un mese fa con conseguente entrata in vigore delle cosiddette “misure straordinarie”, come il rimborso temporaneo degli investimenti dei piani previdenziali di varie categorie di dipendenti pubblici, che si esauriranno il 5 giugno, ma il fondo del barile non dovrebbe essere toccato prima di luglio-settembre.

IL PRECEDENTE DEL TAGLIO DEL RATING DI S&P NEL 2011


Amato ricorda che prima della Crisi Finanziaria globale l’innalzamento del tetto al debito era una formalità, ma da allora ha rappresentato a volte un passaggio delicato, con la crisi più seria nel 2011, quando i Repubblicani, che avevano il controllo della Camera, pretesero un taglio del deficit in cambio dei voti per aumentare il tetto. Ad agosto 2011 gli USA si sono ritrovati a pochi giorni dal default e l’agenzia Standard & Poor’s, che aveva già assegnato un outlook negativo, divenne la prima della storia a declassare il rating del debito USA da AAA a AA+.

I TREASURY RIMASTI COMUNQUE UN RIFUGIO


All’epoca la principale fonte di volatilità erano le crepe nell’Eurozona, ma il downgrade fu la causa primaria del crollo del 17% dell’indice S&P 500 nello stesso agosto, e per recuperare ci vollero sei mesi. Quell’estate l’oro si impennò del 25% ma, ironicamente, di fronte al rischio di una catastrofe finanziaria gli investitori continuarono a preferire i Treasury USA a quasi ogni altra asset class, e il rendimento dei decennali calò dal 3,72% di febbraio all’1,72% di settembre.

PER POWELL ALZARE IL TETTO È L’UNICA OPZIONE


L’esperienza del 2011 non spaventò però abbastanza la classe politica, osserva Amato, e da allora i legislatori hanno spesso votato per sospendere il tetto del debito più che per innalzarlo. Neuberger Berman concorda con il presidente della Fed Powell quando afferma che l’aumento del tetto rappresenta “l’unica opzione”, ma vede buone ragioni per prepararsi a un altro acceso dibattito quest’anno, con un Congresso è nuovamente diviso, proprio come nel 2011.

IL RAPPORTO DEBITO/PIL PUNTA A FORTE RIALZO


Inoltre la risicata maggioranza repubblicana alla Camera dà luogo a un’ulteriore dinamica potenzialmente problematica, mentre il rapporto tra debito federale e PIL, pari nel 2011 al 64%, viaggia oggi al 96%, e nel 2033 arriverà al 118%. Anche i costi sono aumentati: il rendimento dei Treasury era in media tra il 2011 e il 2021 al 2% ed è oggi al 3,8%. Secondo Strategas Research Partners nel prossimo decennio il rapporto tra interessi netti e gettito fiscale è destinato a raddoppiare da circa l’8% a quasi il 16%, a fronte di un incremento del deficit da 1400 miliardi di dollari del 2023 a 1800 miliardi nel 2028 fino ad arrivare a 2700 miliardi nel 2033.

VOLATILITÀ MA ANCHE POSSIBILE OPPORTUNITÀ


Ignorare i “falchi” del debito tacciandoli di ideologismo è sempre più difficile, sottolinea Amato, secondo cui a un certo punto i mercati dovranno concentrarsi sul problema per prezzare il tasso “risk-free”. Neuberger Berman ricorda in conclusione che gli impasse politici possono avere effetti destabilizzanti sui mercati. In ragione della fiducia che tutti ripongono nel “merito creditizio” degli USA, e per l’importanza che il mercato al momento attribuisce a inflazione, crescita, posti di lavoro e traiettoria dei tassi, Amato ritiene l’incombente problematica del tetto del debito USA possa rappresentare una fonte di volatilità nell’arco dei prossimi 3-6 mesi, ma potrebbe anche aprire un’interessante opportunità d’investimento.
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