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Edmond de Rothschild: più inflazione e meno crescita dopo un anno di guerra

Benjamin Melman, Global Chief Investment Officer di Edmond de Rothschild Asset Management, analizza le principali conseguenze di lungo periodo sui mercati legate alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina

di Virgilio Chelli 21 Febbraio 2023 13:28
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La guerra scatenata un anno fa dall’aggressione della Russia all’Ucraina ha contribuito alla fase ribassista degli asset europei, che nelle ultime settimane è stata comunque contenuta sulla scia di un inverno mite, del calo dei prezzi dell'energia e della riapertura in Cina dopo i prolungati lockdown anti-Covid. Tuttavia, la guerra ha anche aumentato i costi energetici europei rispetto alle altre aree del mondo, innescando uno svantaggio strutturale in termini di costi per l'industria del vecchio continente.

CONSEGUENZE DI LUNGO PERIODO SUI MERCATI


Lo sottolinea in un commento Benjamin Melman, Global Chief Investment Officer di Edmond de Rothschild Asset Management, che analizza le principali conseguenze di lungo periodo sui mercati legate allo scenario di guerra che ormai va avanti da un anno. L'aumento del costo dell'energia ha generato maggiori pressioni inflazionistiche nel vecchio continente, giustificando un premio sulle prospettive inflazionistiche e quindi uno sconto sugli asset europei stessi.

POSSIBILE VERO E PROPRIO SCONTO SUGLI ASSET EUROPEI


Alcune società, osserva Melman, hanno utilizzato il loro potere di determinazione dei prezzi per aumentare i margini, ma si tratta più che altro di episodi a sé stanti, dato che l'eccesso di risparmio si sta ormai esaurendo. Appare invece sempre più difficile aumentare i prezzi di vendita rispetto all'anno scorso e, se lo scenario di guerra si protraesse e, di fatto, si consolidasse, secondo l’esperto di Edmond de Rothschild si verrebbe a creare un vero e proprio sconto sugli asset europei.

L’AUMENTO DEL RISCHIO GEOPOLITICO PESA SULLE STRATEGIE AZIENDALI


La guerra ha modificato la percezione maturata in precedenza in tema di rischi geopolitici dopo la pandemia, e ha reso possibile ciò che sembrava quasi impossibile, aumentando la consapevolezza di una potenziale invasione di Taiwan. L'aumento del rischio geopolitico, sottolinea Melman, sta esercitando un'enorme pressione sulle strategie aziendali e sull'organizzazione delle catene di approvvigionamento. Si pone così un enorme ostacolo per la globalizzazione, ed una globalizzazione più lenta porta con sé un rallentamento della crescita ed un incremento dell’inflazione.

C’E’ ANCHE L’IMPATTO DELL’INFLATION REDUCTION ACT AMERICANO


Se la situazione è globalmente negativa per tutti, sottolinea Melman, alcuni Paesi potrebbero trarre vantaggio dal "nearshoring" o "friendshoring", vale a dire la localizzazione di nuove fabbriche più vicine a casa, ad esempio nell'Europa dell'Est o in Nord Africa. Altre produzioni europee potrebbero anche tornare in patria, ma occorre tenere presente anche l'Inflation Reduction Act degli Stati Uniti che ha un indubbio potere di attirare alcune aziende europee oltreoceano, conclude l’esperto di Edmond de Rothschild.
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