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Neuberger Berman teme ancora il rischio recessione e preferisce il credito alle azioni

Secondo Knutzen (Neuberger Berman) è improbabile nell’arco dei prossimi 12 mesi una crescita duratura delle valutazioni azionarie, un restringimento degli spread creditizi o un calo dei rendimenti dei governativi

di Leo Campagna 2 Febbraio 2023 13:30
financialounge -  asset allocation Erik L. Knutzen Neuberger Berman

Il 2023 è iniziato con il calo dei rendimenti dei titoli di Stato e il rally dei mercati azionari. Uno scenario successivo alla pubblicazione dell’ultimo Outlook di Neuberger Berman. Tuttavia, nel nuovo outlook l’Asset Allocation Committee (“AAC” o il “Comitato”) della casa d’investimento non intravede alcun segnale di distensione imminente nel quale persiste un mix negativo tra rallentamento della crescita reale e inasprimento delle condizioni finanziarie, malgrado le prime indicazioni circa un allentamento dell’inflazione da livelli decisamente elevati.

PROBABILE UNA RECESSIONE PER LE PRINCIPALI ECONOMIE


“Riteniamo probabile che le principali economie entrino in recessione e anche se ciò venisse scongiurato, i margini e i profitti potenziali delle aziende resterebbero comunque minacciati dal mix sfavorevole crescita-inflazione” fa sapere Erik L. Knutzen, CFA, CAIA, Chief Investment Officer—Multi-Asset Class di Neuberger Berman. Inoltre, le più importanti banche centrali hanno ribadito la propria determinazione a inasprire le condizioni finanziarie: un contesto che, secondo il manager, rende improbabile nell’arco dei prossimi 12 mesi una crescita duratura delle valutazioni azionarie, un restringimento degli spread creditizi o un calo dei rendimenti obbligazionari dei governativi.

PREFERITO IL RENDIMENTO OBBLIGAZIONARIO AL RISCHIO AZIONARIO


L’outlook delineato dall’AAC sulle diverse asset class ha subìto ben poche variazioni rispetto all’ultimo trimestre. “Preferiamo il rendimento obbligazionario al rischio azionario, e l’investment grade all’high yield, prediligendo le azioni con caratteristiche difensive, orientate all’income e di qualità , e gli asset e le strategie alternative di diversificazione, come strumenti per mitigare la volatilità di portafoglio” spiega Knutzen.

IL RENDIMENTO DEI TREASURY USA A DUE ANNI


Il rendimento dei Treasury USA a due anni si sta avvicinando a quello degli utili dell’indice S&P 500 (non capitava da prima della Crisi finanziaria globale) mentre i rendimenti delle obbligazioni societarie sono più che raddoppiati da inizio 2022. “In questo contesto, il Comitato continua a considerare il credito una migliore opzione per assumersi rischi rispetto all’azionario e predilige tatticamente l’investment grade rispetto all’high yield, in quanto il differenziale tra i loro valori relativi si è ristretto e i membri del nostro team obbligazionario prevedono l’insorgere di criticità tecniche nei mercati high yield all’inizio dell’anno” specifica il manager di Neuberger Berman.

PRUDENTI SULL’HIGH YIELD


Alla luce dei livelli di indebitamento delle imprese generalmente più bassi e riserve liquide tuttora più consistenti rispetto al periodo pre-pandemico, le stime di default rimangono positive anche nella prospettiva di un imminente rallentamento economico. Tuttavia, nel quarto trimestre, sono stati registrati afflussi di acquisto e una certa contrazione degli spread che spinge gli esperti di Neuberger Berman, ad essere prudenti aspettando che il mercato assorba le emissioni del nuovo anno prima di andare alla ricerca di punti d’ingresso più interessanti nell’high yield.

PRIVATE CREDIT E HIGH YIELD


Per quanto riguarda invece private credit e high yield, le cui prospettive fondamentali sono piuttosto simili con default previsti comparabili, il Comitato ha mantenuto le view sulle due asset class invariate continuando al contempo a preferirle entrambe all’azionario. “In media l’indice di copertura degli interessi è leggermente minore nel private credit ma è controbilanciato dalla cosiddetta “opzione put dello sponsor privato”: l’idea che i problemi di indebitamento siano molto più facili da risolvere alla nascita per quelle società che possiedono due o più azionisti “privati”, dotati di maggiore flessibilità per iniettare capitale azionario” argomenta Knutzen.

FITTO CALENDARIO DI EMISSIONI


Infine, sembra giocare a sfavore dell’high yield il fitto calendario di emissioni previsto nel corso dei prossimi mesi. “Tuttavia, il nostro team dedicato ai private markets, è convinto che nel comparto dei private loan ci sia molta meno “dry powder” di quanto si creda, dando luogo a una minore competizione per partecipare alle operazioni” conclude il CIO Multi-Asset Class di Neuberger Berman.
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