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I risultati

Il sondaggio di Natixis IM svela che gli investitori istituzionali temono la stagflazione

Secondo il sondaggio sugli investitori istituzionali di Natixis IM nel 2023 di certo aumenterà la volatilità sui mercati mentre la sovraperformance verrà soprattutto dai settori healthcare, energetico e finanziario

di Leo Campagna 12 Dicembre 2022 14:58
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L’85% degli investitori istituzionali a livello globale ritiene sia già in atto una recessione, o che comunque si manifesterà l’anno prossimo. Inoltre se il 54% ritiene che possa risultare necessaria per tenere sotto controllo l'inflazione il 65% teme soprattutto il rischio di stagflazione, ovvero un periodo di crescita negativa del Pil con inflazione radicata e disoccupazione in crescita.

IL SONDAGGIO DI NATIXIS INVESTMENT MANAGERS


Sono alcune delle evidenze affiorate nel nuovo sondaggio di Natixis Investment Managers condotto tra ottobre e novembre di quest’anno, coinvolgendo circa 500 investitori istituzionali in 29 Paesi di tutto il mondo che hanno nel complesso in gestione 20.100 miliardi di dollari di asset per pensioni pubbliche e private, assicurazioni, fondazioni, dotazioni e fondi sovrani di tutto il mondo. Tra le altre evidenze, il 72% degli intervistati  ritiene che l'aumento dei tassi favorirà una ripresa degli investimenti tradizionali a reddito fisso e il 56% è ottimista sui mercati obbligazionari nel 2023.

IL RITORNO DEI PREZZI AL VALORE INTRINSECO DELLE AZIENDE


"Tra gli istituzionali prevale una visione rialzista sulla maggior parte delle asset class e una crescita opportunistica per i gestori attivi", ha dichiarato Marco Barindelli, Responsabile per l’Italia di Natixis Investment Managers che ha aggiunto: "Dopo un decennio di rialzi dei prezzi delle azioni alimentati dai bassi tassi d'interesse, il 2023 dovrebbe vedere il ritorno al valore intrinseco, e dei relativi prezzi, delle aziende mentre si tornerà a guardare con attenzione al reddito fisso".

LA PRINCIPALE MINACCIA PER L’ECONOMIA GLOBALE È LA GUERRA


La principale minaccia per l’economia globale è la guerra per il 57% degli intervistati, percentuale che sale al 68% in Europa. Preoccupa anche il deterioramento delle relazioni tra Washington e Pechino: il 65% degli investitori istituzionali a livello globale vede all’orizzonte  una biforcazione dell'economia globale in un ordine globale con due poli, con la Cina e gli Stati Uniti a rappresentare le maggiori sfere di influenza.

LARGE CAP MEGLIO DI SMALL E MID CAP


Passando all’asset allocation, mentre la liquidità sta diventando un problema (lo segnala il 36% del campione), il 60% pensa che le large cap faranno meglio delle small e mid cap e che la sovraperformance verrà soprattutto dai settori healthcare, energetico e finanziario. Gli investitori istituzionali ritengono inoltre che settori quali real estate e i consumi discrezionali abbiano maggiori probabilità di registrare performance deboli, poiché nel 2023 si assisterà a un aumento dei tassi e a un calo dei prezzi delle abitazioni. Cresce il focus sull’universo ESG: il 62% del campione ritiene che in questo ambito si possa trovare alfa, con il 59% che sta programmando un incremento degli investimenti sostenibili.

LE ALLOCAZIONI ALTERNATIVE


Il 44% prevede invece di aumentare nel 2023 le allocazioni in infrastrutture, il 43% in private equity e il 36% in private debt. Le allocazioni alternative rappresentano anche una scelta tattica per contenere il rischio, dato che due terzi degli istituzionali ritengono che un portafoglio composto per il 60% da azioni, per il 20% da reddito fisso e per il 20% da alternativi sia in grado di sovraperformare i tradizionali portafogli 60/40 (60% equity e 40% bond).

NEL 2023 FAVORITI I GESTORI ATTIVI


Da notare infine come, negli ultimi 12 mesi, gli investimenti attivi del 60% degli intervistati abbia sovraperformato il benchmark, sottolineando come gli investimenti passivi mostrino dei limiti nelle fasi di volatilità. In quest’ottica, per il 2023, il 74% dei partecipanti alla ricerca di Natixis Investment Managers ritiene che i mercati tenderanno a favorire i gestori attivi.
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