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Gli high yield europei presentano per RBC BlueBay AM un buon punto di ingresso

Justin Jewell (RBC BlueBay Asset Management) non esclude che gli spread possano allargarsi ulteriormente nel breve periodo ma su un orizzonte di 3 anni reputa alta la probabilità di guadagnare

di Leo Campagna 18 Novembre 2022 14:34
financialounge -  high yeld Justin Jewell RBC BlueBay AM

Mentre in tutto il mondo si fanno i conti con l'indebolimento della crescita, l’inflazione persistente e l’inasprimento delle politiche monetarie, c’è una buona notizia per gli investitori obbligazionari europei: la forza relativa che sostiene il segmento high yield viaggia su una traiettoria di miglioramento rispetto agli ultimi due decenni.

ALL’INIZIO DEGLI ANNI 2000...


“All'inizio degli anni 2000” spiega Justin Jewell, Partner, Head of European High Yield, Leveraged Finance di RBC BlueBay Asset Management, “il profilo di rischio dell'asset class era dominato da società di piccole dimensioni nella prima fase dei loro piani aziendali. In particolare, il boom tecnologico aveva spinto gli investimenti negli operatori via cavo, i cui profitti si sarebbero visti solo a diversi anni di distanza”.

...IL TREND NEL PERIODO 2005-2008...


Nel 2005-2008, aggiunge Jewell, prima della crisi finanziaria globale, i mercati high yield sono stati la principale via di finanziamento per il rischio junior in LBO, le operazioni finanziarie tramite le quali si acquisisce una società con denaro preso a prestito dalle banche: un fenomeno che ha fatto aumentare l'offerta di emissioni con rating CCC, portando nei mercati molte imprese con bilanci precari.

...E LA SITUAZIONE ADESSO


“Nell’indice high yield attuale figurano invece società multinazionali nell’ambito dei media, della chimica, dell’automotive, delle telcom e dei bancari, che presentano flussi di cassa più affidabili. Per gli investitori si tratta di un notevole miglioramento dal momento che la quota di emittenti con rating BB pesa per oltre il 70% in Europa rispetto al 53% del 2008” specifica Jewell.

GLI INTERROGATIVI SUL SETTORE HIGH YIELD


Le correzioni dei prezzi da inizio anno sono state significative, al punto da azzerare in modo significativo le valutazioni dell'high yield europeo. Tuttavia, ci si interroga se siano sufficienti ad incorporare tutte le sfide sullo sfondo, in primis i due input chiave: lo stress degli utili e la disponibilità di credito. Secondo il manager di RBC BlueBay AM la solida posizione di partenza delle aziende high yield e le banche ricche di capitale rendono necessario molto stress economico per generare un aumento delle insolvenze capace di superare il 2-4% delle medie a lungo termine.

LA PIU’ INSIDIOSA SFIDA A LUNGO TERMINE


“La più insidiosa sfida a lungo termine ai flussi di cassa deriva da un cambio di regime sui costi di finanziamento che eserciterà il suo impatto nei prossimi anni, dal momento che prevalgono debiti aziendali con scadenze limitate e in gran parte a tasso fisso. Ci vorrà del tempo per conoscerne i veri impatti, ma riteniamo che le maggiori pressioni si possano registrare nel secondo semestre 2023 e nel 2024”, fa sapere il manager.

DEPOTENZIATO IL RISCHIO DI SHOCK SU UTILI E DEFAULT AZIENDALI


Jewell ricorda inoltre come i governi si stiano impegnando ad alleviare i costi delle bollette energetiche che gravano sulle famiglie e, in una certa misura, sulle società, con un sostanziale sostegno fiscale per mitigare l'impatto di costi energetici elevati. Un approccio che depotenzia il rischio di shock su utili e default aziendali ed è quindi una buona notizia per le aziende high yield. “Indipendentemente dal punto di vista dell'investitore sul percorso futuro dell'asset class, vale la pena sottolineare che sono state raggiunte valutazioni che storicamente hanno generato rendimenti interessanti su un orizzonte di tre anni, anche se lo spread si può allargare ulteriormente”, argomenta Jewell.

VALUTAZIONI INCORAGGIANTI


Sulla base dei modelli storici, su un orizzonte di 3 anni gli investitori non hanno mai perso denaro acquistando obbligazioni high yield europei quando gli spread superano i 500 punti base: al 30 ottobre scorso erano a 596. È vero, ammette il manager, che il passaggio in un periodo di recessione comporterà un deterioramento delle performance operative delle società seguite. “Tuttavia le valutazioni del credito sono incoraggianti mentre le contenute emissioni di nuovi bond sul mercato primario denotano la mancanza di necessità di rifinanziamento per la maggior parte degli emittenti” conclude lo Head of European High Yield, Leveraged Finance di RBC BlueBay Asset Management.
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