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Generali Investments: dopo i segnali positivi sull'inflazione, focus sulla crescita Usa

Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments vede nuovi segni di rallentamento economico in arrivo ma prevede che non fermeranno la Fed, che alzerà i tassi di altri 100 punti per fermare l’inflazione

di Virgilio Chelli 18 Novembre 2022 16:06
financialounge -  economia Generali Investments Paolo Zanghieri

Le speranze che l'inflazione statunitense abbia raggiunto il picco sono state alimentate la scorsa settimana dai nuovi dati sugli affitti delle abitazioni e sui prezzi alla produzione, che rappresentano un indicatore anticipatore dell’inflazione al consumo. Speranze che erano state accese in precedenza da un indice dei prezzi salito a ottobre meno delle attese. Gli affitti, reali e imputati, rappresentano sino al 40% dell'inflazione core, quella che la Fed tiene sotto stretta osservazione e esclude alimentari e energia, e sono la radice principale della sua forza attuale.

L’IMPATTO DEL CALO DEGLI AFFITTI ABITATIVI


I nuovi affitti di ottobre, spiega in un commento Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments, hanno registrato un calo dopo due anni di crescita ininterrotta. Considerando il modo in cui è calcolato l’Indice dei Prezzi alla Consumo, il ritmo più lento della crescita degli affitti si manifesterà secondo Zanghieri in modo significativo all'inizio del 2023. Anche l'inflazione dei prezzi alla produzione è diminuita per il quarto mese consecutivo, scendendo significativamente di 0,5 punti percentuali all'8,0% su base annua. Secondo l’esperto di Generali Investments è il riflesso del graduale allentamento dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento globali.

ATTENZIONE SEMPRE PIÙ SUI RISCHI PER LA CRESCITA


Con qualche rassicurazione sul lato dell'inflazione, l'attenzione di mercati e investitori si rivolgerà sempre più ai rischi per la crescita americana. La differenza di rendimento tra il Treasury a 10 e 2 anni è diventata nettamente negativa, vale a dire che la curva si è invertita, raggiungendo il valore di -68 punti base, un livello visto l'ultima volta solo prima del crollo delle dot com nel 2000.

COLPITA IN PARTICOLARE L’INDUSTRIA MANIFATTURIERA


Zanghieri sottolinea che l'aumento dei tassi di interesse e l'indebolimento della domanda globale stanno danneggiando soprattutto il settore manifatturiero. La prossima settimana i dati sugli ordini di beni durevoli potrebbero segnalare un ulteriore rallentamento dell'attività, e l'indagine S&P PMI rivelerà probabilmente uno stato d'animo inasprito delle imprese, indicando forse una contrazione dell'attività manifatturiera nei prossimi mesi.

NON BASTERÀ COMUNQUE A FERMARE LA FED


Ma secondo l’esperto di Generali Investments neppure questo, insieme alle oscillazioni nei mercati finanziari, fermerà la Fed da effettuare ulteriori rialzi, poiché l'inflazione rimane ancora troppo alta. Per questo Zanghieri prevede un ulteriore inasprimento di 100 punti base della politica monetaria, tra la riunione del FOMC di dicembre e quella di marzo del prossimo anno.
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